Rassegna Stampa

Sardegna 24

L’Anfiteatro romano deve tornare a vivere e i responsabili dello scempio paghino i danni

Fonte: Sardegna 24
8 agosto 2011

L’OPINIONE di CARLO DORE

  Rispondendo ad una interrogazione del deputato dell’Idv Federico Palomba il ministro Giancarlo Galan ha confermato l’orientamento espresso dal sovrintendente Marco Minoja e dall’Istituto superiore per il restauro, secondo cui le strutture di legno e metallo, con le quali l’anfiteatro romano di Cagliari è stato a suo tempo ingabbiato, debbono essere al più presto rimosse. Ciò in quanto quel bene di straordinario valore paesaggistico, archeologico e storico (uno dei pochissimi al mondo interamente scavato nella roccia) a causa della violenza alla quale è stato sottoposto, è ormai in preda ad un grave degrado. Ma quali sono le cause e le responsabilità del disastro che si sta materializzando ? Nel 1999, utilizzando i fondi stanziati in vista del Giubileo dell’anno successivo, il Comune di Cagliari approvava all’unanimità un progetto che prevedeva, in vista della stagione lirica, la copertura della platea e delle gradinate dell’anfiteatro, con strutture in legno e metallo. Si trattava di un provvedimento dissennato che, peraltro, prevedeva che le strutture da realizzare dovessero essere «quasi interamente amovibili» e che, una volta terminata la stagione lirica, le strutture stesse dovessero essere rimosse.Ma,soprattutto, non era previsto che si dovessero danneggiare le gradinate con perforazioni dirette ad ancorare alla roccia i pali metallici di sostegno delle strutture lignee.Appena iniziati i lavori, di fronte all’imperversare dei martelli pneumatici che foravano la roccia, il mondo culturale e quello ambientalista reagivano con decisione, chiedendonel’immediata sospensione. Niente da fare. I lavori dovevano proseguire senza sosta e senza interferenze tanto che autorevoli esponenti del mondo culturale, quali lo storico AntonioRomagnino e l’archeologo, accademico dei Lincei, Giovanni Lilliu, che avevano osato protestare, venivano definiti dal sindaco degli sfaccendati. Sta di fatto che, in poco tempo, l’obbrobrio veniva portato a termine. Conclusasi la stagione lirica chi aveva assicurato la rimozione delle strutture si defilava, parlando di costi astronomici. Inutili si rivelavano le proteste della cittadinanza; inutili erano le iniziative in sede politica promosse da chi scrive e da altri nove consiglieri regionali, inutili si rivelavano i tentativi finalmente posti in essere dalla Sovrintendenza per indurre il Comune a far fronte ai propri impegni; inutile, infine, era la sentenza del Tar Sardegna del febbraio del 2006 che, accogliendo le ragioni della Sovrintendenza, riconosceva che le impalcature dovessero essere rimosse. L’Anfiteatro continuava a restare ingabbiato e sottratto alla vista dei turisti e, per di più, adibito non più alla rappresentazione delle opere liriche, ma a mediocri spettacoli di musica leggera. Nel frattempo la roccia delle gradinate si sgretolava, le infiltrazioni aumentavano e le strutture lignee cominciavanoa marcire.Gli esponenti della destra cittadina e regionale, anziché riconoscere gli errori compiuti e cercare di limitare i danni, reagivano duramente contro la decisione del sovrintendente Minoja. L’ex sindaco Mariano Delogu manifestava addirittura l’intenzione di ricorrere al Tar. Ora che, finalmente, grazie anche all’impegno assunto dal nuovo sindacoMassimo Zedda e alle dichiarazioni di Galan, sembre certo che la legnaia verrà rimossa, c’è da augurarsi che, finalmente, anche le responsabilità dello scempio vengano accertate e che i responsabili di azioni ed omissioni vengano chiamati a risponderne. Infattinon sembra giusto che l’ingente costo del ripristino del monumento (si parla di 1.300.000 euro) ricada sulle spalle dei cittadini cagliaritani che, in caso contrario, dopo aver subito il danno, subirebbero anche la beffa.