Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il Comune sommerso dalle vertenze

Fonte: La Nuova Sardegna
1 settembre 2008

SABATO, 30 AGOSTO 2008

Pagina 1 - Cagliari

NEGLIGENZE E CONTENZIOSI



In cinque anni pagati oltre diciassette milioni per le cause perse




ROBERTO PARACCHINI

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CAGLIARI. Ventuno anni fa l’allora amministrazione municipale aveva occupato un terreno senza precisare che lo faceva per «pubblica utilità». I proprietari hanno fatto causa. E il Comune dovrà pagare 260mila euro di danni. Si trattava di un’area di 580 metri quadri che l’amministrazione aveva requisito per un utilizzo collettivo. Ma nel provvedimento dimenticò di scrivere «per pubblica utilità».
Il pagamento è indicato in una variazione di bilancio approvata dalla commissione Finanze riunitasi giovedì scorso, a ripresa dell’attività amministrativa. «Indubbiamente si è trattato di un errore - commenta Ninni Depau, capo gruppo del Pd in consiglio comunale - ma il problema è che era chiaro che il Comune avrebbe perso. Allora perchè non cercare un accordo e trascinare, invece, il tutto col continuo aumento delle spese?».
Ma il problema è che ogni anno il palazzo di via Roma che gestisce la città paga diversi milioni di euro per contenziosi persi. Nel 2006, ad esempio, i debiti fuori bilancio sono stati di due milioni e seicentomila (come sottolineato negativamente dalla Corte dei Conti), e di questi due milioni e 169mila sono stati per contenziosi persi. E nel 2007 la situazione è stata pressochè analoga. Ma il quadro diventa ancora più critico se si esamina il lungo periodo: sino ai primi del 2007, in cinque anni, l’amministrazione ha pagato diciasette milioni di euro per cause perse, quasi tre milioni all’anno. E vi sono altre ducecentocinquanta contenziosi ancora aperti. Più quelli che si aggiungono ogni mese. Spesso si tratta di vertenze per strade sconnesse che hanno causato incidenti, altre volte di cause per espropri irregolari. A riguardo quello (storicamente) maggiore risale a dei terreni dell’area di via Castelli, a suo tempo portati via dal Comune ai proprietari, ma l’operazione venne fatta frettolosamente e con una serie di errori. E così alla fine degli anni Novanta del secolo scorso l’amministrazione comunale si trovò a dover pagare qualcosa come ottanta miliardi di vecchie lire. Nel frattempo quel contenzioso era stato acquisito dalla Coimpresa, la cui riduzione fece pesare nella stipula dell’accordo di programma per la lottizzazione integrata su Tuvixeddu e Tuvumannu del 2000 (di cui si parla anche in questi giorni).
In tempi più recenti, nel 2006, il governo della città ha dovuto pagare un milione e 354mila euro per le ferite riportate dal guidatore di un motorino durante un brutto incidente causato da una strada sconnessa. In quel peeriodo ci si trovava nell’interregno tra l’ultima consiliatura guidata da Mariano Delogu e la prima di Emilio Floris, e il Municipio si era dimenticato di rinnovare l’assicurazione per questo tipo di eventi. Quindi il pagamento. Sempre in tempi relativamente vicini il record di penale da pagare è stato stabilito da una sentenza del 2002, per alcuni terreni su cui il Comune aveva costruito, pur non essendo suoi (“accessione invertita”): 6 milioni e 130mila euro di esborso. Nessuno se n’era accorto e il Municipio ha poi dovuto pagare il doppio del valore, più i danni. In quell’anno, inoltre, vi furono altre sentenze perse (una anche per un esproprio a Mulinu Becciu) che portarono il totale a 7 milioni e 701mila. Nel 2004, invece, un milione e 191mila vennero sborsati per un’occupazione illegittima di terreno funzionale alla realizzazione di una strada.
«Purtroppo - sottolinea Depau - si tratta di errori commessi dall’amministrazione: o perchè ci si è dimenticati di pagare l’assicurazione o in quanto non si è valutato con rigore la proprietà di un terreno. In un periodo di ristrettezze economiche tutto questo andrebbe evitato operando con più attenzione. Inoltre sarebbe necessario intervenire con una valutazione dei contenziosi aperti: per cercare di limitare i danni. Nel caso dei 260mila euro di penale si è andati avanti pur sapendo che la causa sarebbe stata persa».