Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Un'industria in bilico

Fonte: L'Unione Sarda
8 agosto 2011


Le imprese del litorale fatturano venti milioni di euro
Nel pieno della stagione estiva occupano circa mille addetti
Venti milioni di euro e mille occupati nel pieno della stagione estiva. L'industria Poetto, nonostante incertezze normative, abusi, forzature è una voce importante del Prodotto interno lordo cittadino.
Eppure è nata per caso, senza un disegno, una pianificazione. Perché quando, sulla scia della demolizione dei casotti, si decise di piazzare sul lungomare (aggiungendoli a quelli esistenti) quegli orribili parallelepipedi in cemento che ancora oggi costituiscono la base dei chioschi, l'intenzione era solo quella di vendere bibite, gelati e qualche panino. E solo d'estate.
Sino ad allora la spiaggia era frequentata solo per tre mesi e pochi visionari, per quanto l'intuizione fosse banale, avevano pensato che, visto il clima, la spiaggia poteva essere frequentata per almeno dieci mesi all'anno.
LA STAGIONE DI ALLUNGA La stagione si estese piano piano, quasi per caso. Qualche gestore forzò rosicchiando giorni, settimane, mesi senza che il Comune intervenisse. «I cagliaritani iniziavano a venire a pranzo, capimmo che potevamo tenere aperto anche per sei mesi, poi sette», ricorda Sergio Mascia, presidente della Poetto service. Il litorale di oggi, vivo tutto l'anno, con i concerti, le bici da spinning e gli attrezzi da palestra, le bistecche sulla spiaggia, nacque così, un po' dalla “flessibilità” comunale e un po' dall'intraprendenza di persone prive di cultura imprenditoriale ma ricettive ai segnali dei cagliaritani. Prima di allora c'erano solo gli stabilimenti in cemento.
I gestori iniziarono ad assumere personale, si creò un indotto (tra i fornitori, i gruppi musicali che si alternano nelle serate estive) i baretti si ampliarono e si trasformarono senza armonia, tra qualche nuova concessione e (molti) abusi.
E il Poetto non fu più la città estiva ma un quartiere sul mare.
VENTI MILIONI DI EURO Sul fatturato non esiste uno studio ufficiale ma secondo una stima del Sib, il Sindacato italiano balneari che fa capo alla Confcommercio l'azienda Poetto fattura ogni anno oltre 20 milioni di euro. I baretti contribuiscono con oltre quattro. Secondo la cooperativa Poetto services, il fatturato varia tra i 100 mila euro dei chioschi più periferici ai 300 mila di quelli delle prime fermate (cifre verosimilmente approssimate per difetto). Con numerosi distinguo a seconda dei servizi offerti, delle dimensioni del chiosco (ci sono concessioni da poco più di 300 metri quadri e altre da 1300) e del periodo di apertura. Gli occupati complessivi sono circa 500 a stagione, 180 dei quali lavorano nei baretti. A loro occorre aggiungere i circa 300 artisti che si esibiscono nei chioschi la sera durante l'estate. Considerati ristoranti, pizzerie e gelaterie, gli addetti del lungomare, in piena stagione, superano i mille. E secondo il Sib potrebbero quadruplicare se il Piano del litorale in fase di istruttoria nella commissione Urbanistica del Consiglio comunale autorizzasse la vendita di ricci, di abbigliamento da spiaggia, di creme solari. E desse il via libera alla ristorazione.
Fabio Manca
 

Parla Alberto Bertolotti, presidente regionale del sindacato balneari
«Cinque anni per cambiare»
«Il Poetto è un asso nella manica della città, un enorme potenziale da esprimere, ma resta un'incompiuta. In altre città del mondo con risorse naturali nettamente inferiori, i litorali hanno inciso decisamente sull'economia».
Alberto Bertolotti, presidente regionale del Sib, il Sindacato italiano balneari che fa capo alla Confcommercio, ha una concessione demaniale a Su Giudeu, angolo di paradiso nel cuore di Chia. ma è un cagliaritano cresciuto al Poetto e con il cuore al Poetto. Su cui ha idee chiare: «La riorganizzazione del lungomare deve essere una priorità della politica e deve essere strutturale: si deve partire dalle attività economiche, dal progettato parco della Sella del Diavolo al rilancio dell'ippodromo, dalla rivisitazione della viabilità alle piste ciclabili sino all'ospedale Marino. Il Poetto ha bisogno di 5-6 anni per cambiare modello economico. Dico: è possibile che Cagliari non abbia un albergo sul mare e che le uniche strutture che avevamo siano state trasformate in ospedali?»
Eppure si naviga ancora a vista. «I concessionari oggi non hanno nessuna certezza», dice. «Ci sono Comuni che stanno rivedendo il Pul mentre la Regione sta modificando le linee guida per la loro elaborazione. Stanno decidendo della vita delle imprese con scelte avventate, spesso prevalgono campanili e logiche elettorali. Succede quando le leggi sono poco chiare».
Secondo Bertolotti «le imprese del mare sono in crisi per difficoltà congiunturali e perché siamo nella morsa delle restrizioni dei Comuni. Ma le sembra normale, e l'esempio non riguarda il Poetto, che dopo dodici anni non possa far fare più la doccia ai miei clienti perché il Comune ha deciso di realizzarle a pagamento? Insomma, non solo un Comune fa concorrenza alle imprese ma fa sì che la sabbia che i bagnanti si portano appresso non resti in spiaggia ma finisca per disperdersi sulla rete fognaria, una follia. La Sardegna merita un turismo di eccellenza, non possiamo permetterci che lo lo capiscano». (f.ma.)