Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sassi contro il corteo di Paolo VI e la discesa in miniera di Wojtyla

Fonte: La Nuova Sardegna
1 settembre 2008

DOMENICA, 31 AGOSTO 2008

Pagina 3 - Fatto del giorno








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CAGLIARI. La visita di papa Montini, il 24 aprile 1970, 12 ore nel capoluogo, viene ancora ricordata per i sassi scagliati da un gruppo di anarchici al corteo e per le polemiche che ne erano scaturite. Il viaggio di tre giorni fatto da Karol Woytyla, 18-21 ottobre 1985, con incontri da un capo all’altro dell’isola, resta nella memoria collettiva per la sua discesa a meno 200 metri di profondità in una miniera del Sulcis, oltre che per l’incontro con gli operai sardi e polacchi. Ma non sono stati solo gli aspetti di forte impatto mediatico a connotare gli eventi. I pontefici hanno voluto parlare soprattutto del rapporto che lega la Chiesa di Roma all’isola.
Ecco qualche elemento per aiutare a ricordare. Paolo VI arriva in Sardegna la domenica successiva alla vittoria dello scudetto da parte del Cagliari. Ma il trionfo di Gigi Riva e compagni è uno dei pochi successi, per il costume e lo sport, nella realtà regionale di quel periodo. Nell’isola come altrove, tra disoccupazione e crisi economiche incalzanti, si succedono aspri scontri sociali. È uno dei momenti più decisi di un antagonismo che molti vorrebbero trasformare in lotta di classe. Il papa che 8 anni più tardi si rivolgerà agli «uomini delle Brigate rosse» per chiedere la liberazione di Moro, è consapevole dei fermenti, delle tensioni, del malessere. Eppure, secondo autorevoli osservatori, nei discorsi in terra sarda si rivelerà troppo lontano dai bisogni reali della gente. A riprova indiretta di questa distanza, dopo gli arresti di 22 giovani per la sassaiola, mentre in Italia governa Rumor ed è presidente della Repubblica Saragat, mentre il mondo segue l’Apollo 13 in volo verso la luna, nascerà una minimale bagarre su come la stampa ha seguito i fatti di Cagliari. Con la Santa Sede che scende addirittura in campo dopo le contestazioni anarchiche per accusare chi «ha travisato la notizia offendendo il buon popolo sardo»: e si parlerà addirittura d’«informatori che deformano».
Nessun trauma, né grande né piccolo, 15 anni più tardi, durante la visita di Wojtyla. In una Sardegna in quei giorni definita dal vaticanista Sandro Magister «arcipelago di storie proprie e altrui che l’isola ha sempre faticato a comporre», il predecessore di Ratzinger al soglio di Pietro incontra i minatori a Monteponi. Lancia un appello per il rilascio di Luigi Devoto. Dà consigli agli accademici di Sassari mentre Cossiga (capo dello Stato) e Craxi (premier) affrontano una crisi di governo. E alla fine abbraccia i malati e i detenuti. Ammonendo prima di lasciare l’isola: «Miei cari fratelli, attenti a non cedere all’odio e alla violenza». (pgp)