Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Con Proietti il gusto della risata nostalgica

Fonte: La Nuova Sardegna
1 settembre 2008

LUNEDÌ, 01 SETTEMBRE 2008

Pagina 45 - Cultura e Spettacoli

Uno show di due ore e mezza che porta indietro nel tempo, agli anni del grande varietà e avanspettacolo



Anfiteatro di Cagliari stracolmo per lo spettacolo dell’attore romano




ENRICO PAU

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CAGLIARI. Proietti entra in scena e grida “Buonasera”. L’anfiteatro romano è stracolmo, migliaia di persone. Proietti “l’incantateur” comincia in francese maccheronico. «L’inizio è nobile poi c’è sempre tempo per sbraccare». Il teatro a volte è come una macchina del tempo ti riporta indietro di sessant’anni. Dopoguerra. Gli anni sono quelli del varietà, dell’avanspettacolo, generi dimenticati oggi, ma che hanno dato tantissimo alla cultura italiana.
Proietti andava a teatro per vedere le cosce delle ballerine, «andavamo per prendere appunti» sorride sornione. La serata sarà tutta così, serata nostalgia, serata memoria. Ballerine, boys, il comico, la sciantosa, una splendida orchestra capace di vagare fra i ritmi dal cha cha cha a Frank Sinatra. E poi anche le origini nobili della farsa con l’inizio dedicato a Eduardo De Filippo. Il marito che spara alla moglie per farle cambiar umore. Proietti è sempre al centro di questo piccolo universo scenico. Lunghi monologhi esilaranti, rievocazione di un mondo scomparso, quello della sua Roma, abitata ancora dalle figure di popolani che oggi sono solo un ricordo. L’ombrellaio, il gelataro che girava fra il pubblico nell’intervallo, l’avanspettacolo che anticipava e seguiva il film western.
Proietti per due ore e mezza guarda il pubblico negli occhi e non lo molla un’istante. La sua è un’arte antica, conosce tutti i trucchi del mestiere, la carrettella, la fine di un lungo monologo fatto senza prendere fiato e la pausa finale, un attimo che serve a “chiamare” l’applauso. E di applausi il pubblico cagliaritano ne ha dedicato moltissimi a questo straordinario attore la cui arte si nutre della grande tradizione dell’attore ottoncesco italiano ma anche della geniale parodia che di quegli attori fece Ettore Petrolini.
In Proietti convivono in perfetto equilibrio alto e basso, popolare e colto. Peccato come ci ricorda lui che tutta questa sapienza, che per quindici anni diede vita a una straordinaria scuola di recitazione, sia stata cancellata dalla politica, dalla mattina alla sera, una scuola da cui sono usciti moltissimi attori che oggi popolano le scene italiane, cancellata dalla Regione Lazio “perché funzionava”.
In Italia secondo Proietti, tutto quello che funziona fa paura. Come il suo teatro, il “Brancaccio” anni di tutto esaurito finito nelle mani di Maurizio Costanzo, l’emblema di questi desolanti anni televisivi, l’uomo più trasversale della televisione italiana amato contemporaneamente da D’Alema e da Alemanno. Cosi’ va il mondo. Il vecchio leone Proietti costretto a cambiare casa ogni sera. Rimane questa serata all’anfiteatro abitata dalla nostalgia, ma anche dall’arte di una compagnia molto affiatata, dove spiccano le professionalità di Fabrizio Angelini, di Alberta Izzo, di Claudio Pallottini e delle “figlie d’arte” Carlotta e Susanna Proietti e poi le brave ballerine e gli ottimi orchestrali diretti da Mario Vicari.