Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

La spiaggia dei privilegi: gli stabilimenti militari senza regole pubbliche

Fonte: La Nuova Sardegna
1 agosto 2011





Il D’Aquila e il Lido dipendono dal demanio marittimo regionale, gli altri dal ministero della Difesa

CAGLIARI. Il piano di utilizzo del litorale (Pul) è uno dei punti su cui sta lavorando il Comune: per regolare la presenza dei gazebo per i servizi balneari della spiaggia e quelli per la ristorazione. Ma sul litorale esistono anche gli stabilimenti in muratura: il Lido e il D’Aquila e quelli militari. E per loro, varranno le stesse regole? «Noi per il Pul - spiega l’assessore comunale Paolo Frau (Urbanistica) - fotografiamo la loro esistenza, ma sono fuori dalla nostra competenza».
Il Lido e il D’Aquila dipendono dal demanio marittimo, attualmente gestito dalla Regione, mentre gli stabilimenti con le stellette dal demanio marittimo militare, gestito dal ministero competente e dai relativi comandi regionali. «Il problema è che se da un lato noi siamo giustamente rigorosi e attenti verso tutti coloro che offrono dei servizi sulla spiaggia - precisa l’assessore Frau - per fare in modo che l’accesso a questa sia garantito e libero per tutti con anche le passerelle per i portatori di handicap, dall’altro non possiamo regolarizzare nessun elemento degli stabilimenti balneari in muratura. Il che significa che non possiamo esercitare alcun controllo. Si tratta di un problema di competenze che andrebbe rivisto». Insomma difesa della spiaggia e dell’accesso al mare per tutti, da un lato; chiusura per molti metri con muri e cancelli, dall’altro. C’è qualcosa che non funziona.
«Certamente si tratta di un qualcosa di paradossale - commenta Paolo Casu, consigliere comunale del Psd’az, già presidente della commissione alle Attività produttive che sul Poetto ha impostato diverse battaglie - se il trattamento deve essere uguale per tutti, questo deve essere reale. Invece non lo è affatto. Io lo chiamo un privilegio balneare. Le strutture militari della spiaggia, ad esempio, sono considerate alla stregua delle caserme, con vigilanti e altro. Solo la ristorazione, come sta avvenendo nelle stesse strutture militari vere e proprie, è affidata a operatori esterni visto che oggi non ci sono più i militari di leva».
Sopra quasi tutti gli stabilimenti balneari militari si legge la scritta “Centro addestramento nuclei subacquei”. «In effetti la loro presenza - continua Casu - è considerata e giustificata da un ipotetico utilizzo militare. Ed è per questo che non è possibile entrare nel merito delel scelte che fanno. Ma io non voglio fare una crociata contro questi stabilimenti, ma dire che, se vogliono continuare a esistere, dovrebbero essere aperti a tutti. Inoltre è paradossale il fatto che dalla strada non si possa entrare, mentre lo si può fare dal mare. È tutta una contraddizioine anti storica».
Il Lido e il D’Aquila sono nati nei primi anni Venti del secolo scorso, pur con molte modifiche successive. Le strutture militari sulla spiaggia nel dopo guerra. Di entrambi si era parlato nel 1986 quando avvenne la rimozione dei casotti. In teoria nessuno dovrebbe avere strutture che insistono sulla battigia o, peggio, sull’acqua. Ma sia il Lido che il D’Aquila le hanno.