Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Affitti alti, via Dante muore

Fonte: L'Unione Sarda
1 agosto 2011

COMMERCIO. I negozianti si sono arresi: metà delle serrande abbassate

 

Confesercenti: canoni esagerati, si abbatta l'Ici   
Vedi tutte le 4 foto Le serrande abbassate con sopra attaccati i cartelli “affittasi” o “vendesi” sono tante. Eppure un tempo via Dante era una delle principali strade del commercio cagliaritano. Insieme a via Manno, via Garibaldi e via Alghero era meta fissa di un percorso che sembrava costruito apposta per i fanatici dello shopping.
AFFITTI Adesso, a quanto pare, è cambiato tutto. Via Dante (soprattutto la parte iniziale, tra piazza Repubblica e piazza San Benedetto) non è più così tanto frequentata, e i commercianti soffrono. Colpa della crisi, come si usa dire spesso. «Ma non solo - spiega Roberto Bolognese, presidente della Confesercenti provinciale - la crisi è un problema, ma c'è di più: gli affitti che i negozianti sono costretti a pagare sono ancorati, in proporzione, ai profitti che gli esercizi commerciali avevano negli anni '80 e '90, da noi considerati come i tempi d'oro». In pratica le mensilità che oggi i negozianti pagano ai proprietari delle strutture raggiungono cifre che non sono in linea con i loro guadagni. «Chiedere 35-40 euro a metro quadro è una follia - dice Bolognese - anche perché poi ci sono da aggiungere le spese per il personale. I guadagni negli ultimi anni sono calati, mentre le cifre degli affitti sono rimaste le stesse. È ovvio che c'è qualcosa che non quadra».
LA PROPOSTA Il leader cagliaritano della Confesercenti avanza una proposta: «Un'idea potrebbe essere quella di aumentare l'Ici per i locali sfitti, mentre per quelli affittati dovrebbe essere diminuita. Si tratterebbe di un incentivo ai proprietari degli stabili a dare in affitto i loro locali a prezzi più bassi. Non sarebbe la panacea di tutti i mali, ma può comunque essere un'idea utile». Bolognese, comunque, non nasconde la sua preoccupazione. «È senz'altro una situazione da monitorare, anche perché gli esercenti, in questo periodo così difficile, sono disposti a rinunciare a ferie, domeniche libere e vanno a lavorare anche quando stanno male».
I NEGOZIANTI Gianni Lai, che è stato commerciante per una vita e ora frequenta il negozio della figlia, spera che nel 2012 la situazione cambi: «Il pensiero di chiudere c'è stato, poi si è deciso di tenere aperto un altro anno. Tutti qui speriamo che nel periodo delle feste natalizie si risollevi la situazione, ma ormai sono almeno tre anni che non cambia nulla. Il problema è la crisi».
Ignazio Casula, proprietario di un negozio per animali, se la prende con la burocrazia: «Dopo un anno mi è stato comunicato che il mio impianto elettrico non va bene. Ora dovrò chiudere il mio negozio per qualche giorno e rifarlo, con conseguenti danni economici. Inoltre - prosegue - non ho ancora capito se devo pagare la tassa sull'insegna, perché al Comune alcuni dicono che devo pagare, altri no. Certi mesi i costi del pos (strumento attraverso il quale si può effettuare il pagamento con bancomat e carta di credito) superano i ricavi. Gli affitti, poi, sono alti da queste parti: spesso si superano i tremila euro». Poi prosegue: «Io lavoro qua da un anno, e credevo di poter rientrare delle spese effettuate per aprire l'attività in dodici mesi. Adesso sto iniziando a capire che ce ne vorranno almeno trentasei».
Anche Alessandra Anedda, dipendente da sei anni di un negozio di vestiti, se la prende con gli affitti troppo alti: «Conosco commercianti che hanno preferito spostarsi in altre zone più convenienti. La crisi sta giocando un ruolo importante, ma questa zona in particolare è morta, la gente che passeggia qua è diminuita moltissimo». È mezzogiorno e mezzo e in quel negozio, fa sapere la donna, non è ancora entrato nessuno.
Piercarlo Cicero