Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«L’anfiteatro non è uno stadio»

Fonte: La Nuova Sardegna
26 luglio 2011

Proposte per il futuro mentre sparisce dall’arena il palco per la musica




CAGLIARI. Per adesso va giù il palco per la musica installato da Sardegna Concerti al centro dell’anfiteatro romano, destinato ad essere rimontato in un’altro scenario. Gli operai sono al lavoro e ieri hanno fatto sparire quasi del tutto le strutture metalliche dell’impianto, con le luci e i collegamenti elettrici. Materiali acquistati dal Comune attraverso la Regione con fondi europei, poi affidati alla società dei fratelli Palmas, che in base alla legge possono essere utilizzati soltanto per la musica e all’interno dell’area cittadina. Per le tribune di legno bisognerà attendere le decisioni dell’amministrazione comunale, chiamata a un compito non facile: trovare i soldi per avviare i lavori di ripristino dell’anfiteatro, dal 2000 deturpato dalle gradinate volute dall’amministrazione Delogu ispirata dall’allora sovrintendente Mauro Meli, quello che ha lasciato un buco di 25 milioni di euro nei conti della Fondazione lirica. Già adesso però il dibattito sull’uso futuro dell’arena romana si accende e suscita interrogativi. Una volta liberato dalla legnaia, l’anfiteatro dovrà tornare ad essere un sito archologico e basta? Oppure esiste la possibilità di usarlo diversamente, senza pregiudicarne la struttura antica? «Prima di tutto sarà indispensabile valutare i danni arrecati in questi anni di uso scriteriato e eseguire un accuratissimo restauro - avverte Maria Paola Morittu, responsabile giuridica di Italia Nostra - un restauro che dovrà seguire rigorosamente metodi scientifici, tenendo a bada la tentazione di improvvisare. Una volta realizzato l’intervento di restauro si potrà ragionare su un uso appropriato, limitato all’estate, tenendo conto anche degli aspetti paesaggistici. Nel suo stato naturale l’anfiteatro romano è uno spettacolo meraviglioso, quando apparvero le tribune da stadio fu un durissimo colpo. La speranza è di rivederlo presto com’era e non più com’è oggi».
Sulla stessa linea Stefano Deliperi, del Gruppo di intervento giuridico: «L’arena romana va lasciata in pace - taglia corto - e dopo questi anni in cui è stata massacrata con un uso dissennato è ora che si ritorni alla ragione. Spettacoli? In altre località d’Europa le arene antiche vengono utilizzate senza provocare danni, con l’attenzione che la delicatezza di questi monumenti richiede. Si potrebbe fare anche a Cagliari, ma scegliendo strutture leggere da montare lontano dalla gradinata antica, che può diventare la quinta della rappresentazione e non lo spazio per il pubblico, com’è adesso. Ci vorrà attenzione anche ai flussi dei visitatori, è ora che l’anfiteatro venga trattato per quello che è: un bene storico e archeologico di grande valore, da difendere e da lasciare intatto a chi verrà dopo di noi».
«L’importante è che venga ristabilità la priorità del bene storico - insiste Vincenzo Tiana, presidente di Legambiente sarda - e che qualsiasi altro uso venga considerato subalterno. Non c’è alcun obbligo di utilizzare l’arena romana per allestire spettacoli all’aperto, ma se si dovesse decidere di usarla ancora, dev’essere chiaro che si tratta di un sito archeologico e non di uno stadio. Ogni scelta va fatta seguendo questo criterio e rispettando rigorosamente questa priorità». Tiana cita una serie di anfiteatri europei, dove gli spettacoli si realizzano senza fare danni, da Verona a Taormina, passando per Orange, Nimes, Arles e altri: «Si deve sempre fare riferimento a un uso compatibile con la salute del monumento - spiega ancora il responsabile di Legambiente - quindi un uso intelligente, che rispetti l’integrità della struttura antica. Quello che si potrà fare a Cagliari dipende dalla nuova amministrazione comunale. Di certo serve prima uno studio attento del sito archeologico, basato su criteri scientifici. Poi si potrà ragionare e stabilire come andare avanti dopo lo smontaggio delle tribune». (m.l)