Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Fuochi” di donne tra mito e cronaca

Fonte: L'Unione Sarda
22 luglio 2011

 

Iaia Forte e Rita Atzeri alla “Notte dei poeti”:


viaggio nelle storie della sensibilità femminile


Vedi la foto Il termine “mito” è svalutato da tempo. Tra usi e abusi, è rotolato nella banalità. Oggi si appiccica spensieratamente a un concetto come Progresso o a uno spettacolare taglio di capelli della velina. Tanto che, secondo qualcuno, dovremmo discutere del “mito del mito”. Conviene allora puntare sulla definizione più semplice e forse più autentica delle cose che “non avvennero mai, ma sono sempre” (parole di Salustio): il mito serve a spiegare la realtà. A rispondere alle domande primordiali e a quelle che affiorano angosciosamente dai giornali e dalle tv. Dalle origini alla Storia, e alla cronaca.

“Fuochi”, in scena al Teatro civico di Cagliari, viaggia fra “le donne del mito”, il versante più ricco del calderone di Zeus, perfettamente in linea col tema di questa edizione della “Notte dei poeti”. Perché, si spiega subito, “distinguere è esistere”. E certi accenti, in un mondo dispari, appaiono sempre più urgenti. Sono fuochi i tormenti di Medea, le attese di Penelope, le ansie di giustizia di Antigone. Bruciano fino al delitto, all'autoannientamento, alla condanna. Divampano anche i fuochi instabili di Elena, gli eroismi malintesi immaginati da Cassandra.
Le fiamme lambiscono uomini e donne del nostro tempo: le mamme di Plaza de Mayo a Buenos Aires, le vittime innocenti della mafia, una ragazza uccisa durante i disordini in Iran, una sorella alla disperata ricerca della verità e dei colpevoli sulla morte di Stefano Cucchi. E quella mamma che si tuffa nel lago insieme ai due figli piccoli. Loro muoiono e lei no. Storie note e meno note.
“Chi non teme la verità non teme la morte”, si sentenzia nei libri e sul palco: grande frase sempre attesa alla prova dei fatti. Un altro mito, che pochi pagano e molti truffano. Si può anche ironizzare sulle cose che nascono dal monte Olimpo. Penelope? «Ci ha fregate». La leggenda edificante della moglie fedele? Ma per favore, «sono incazzata come una iena». Elena? Mah, la bellezza può essere una rovina, come dice la più bella del mondo, ma Edoardo di Windsor preferì Wallis Simpson al trono dicendo all'arcivescovo: “Avete mai provato ad andare a letto con una corona?”.
In scena Iaia Forte e Rita Atzeri danzano tra le leggende e i fatti, scambiandosi ruoli e toni. Interpretano il dolore, il sarcasmo, la pietà. Sono brave, sentono il testo, si danno il ritmo senza protagonismi, in uno spettacolo (firmato dal Crogiuolo) che però promette più emozioni di quante riesce a darne. Malgrado la regia (e l'idea) di Serena Sinigaglia, stella del teatro italiano, e per via di una drammaturgia (gioco a tre) che non funziona perfettamente.
Evidente la frenesia di dire, accostare, esplorare la sensibilità femminile, quella eterna e quella che può cambiare. Ma alla fine c'è troppo di tutto, e un po' confuso: qualche aggancio è francamente azzardato, qualche spruzzo d'ironia scontato. Deficit di fantasia, diciamo, al di là dell'ardore civile. Con la sensazione di un prodotto (solo) onesto e costruito frettolosamente.
Roberto Cossu