Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ripascimento, la parola passa al giudice civile

Fonte: La Nuova Sardegna
15 luglio 2011



La Cassazione accoglie il ricorso della Provincia e dell’impresa



FILIPPI Il nuovo dibattimento dovrà decidere se il danno esiste e in tal caso la cifra da risarcire

CAGLIARI. L’otto marzo del 2002, i cagliaritani si risvegliarono con un Poetto diverso: il colore e la granulometria della sabbia erano cambiati. Il ripascimento ne aveva modificato la fisionomia. Poi una serie di denunce e una lunga odissea giudiziaria: Ieri la Cassazione ha accolto il ricorso della Provincia (difesa da Leopoldo Filippi) e dell’impresa. Da una parte ci sono gli ambientalisti e la Regione a chiedere i danni, dall’altra la Provincia (che ha gestito il ripascimento) e la società che ha eseguito i lavori.
L’amministrazione locale aveva ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato la prescrizione dei reati (atto impugnato dal Procuratore), ma anche confermato le condanne al risarcimento del danno alle parti civili per l’allora assessore provinciale ai Lavori pubblici Renzo Zirone e altri quattro imputati (i dirigenti Salvatore Pistis, Lorenzo Mulas, Andrea Gardu e l’imprenditore Piergiorgio Baita). La Provincia è responsabile civile e avrebbe dotuto risarcire. Ieri la Cassazione ha giudicato «inammissibile la richiesta del Procuratore che domandava che il reato non fosse dichiarato prescritto - spiega Filippi - mentre ha accolto il nostro ricorso annullando la sentenza della Corte d’Appello per il risarcimento e lasciando che sia il giudice civile a decidere se c’è il danno e a quanto ammonta». Se il ricorso della Provincia non fosse stato accettato si sarebbe ugualmente andati dal giudice civile, ma solo per stabilire la cifra da pagare, essendo già stato accettato il danno.
«La sentenza impugnata è carente di motivazione - aveva precisato Filippi nell’atto depositato in Cassazione - in ordine ai motivi di gravame sollevati dalla difesa, che sono i presupposti della responsabilità civile. Il giudice territoriale non offre sufficienti argomentazioni in ordine all’integrazione del delitto di danneggiamento». La spiaggia del Poetto, aveva sostenuto Filippi, avrebbe subito «solo un deterioramento estetico» ma non in senso tecnico-giuridico. I giudici della Corte d’Appello, in precedenza, avevano invece argomentato la decisione sostenendo che il danneggiamento consiste nella colorazione nerastra delle nuove sabbie.
La storia di questa vicenda è anche percorsa da qualche casualità, come quella che ha portato alla prescrizione per i reati d’abuso d’ufficio e di falso (nella sentenza della Corte d’Appello, confermata ieri dalla Cassazione). L’accusa aveva collocato il reato di danneggiamento della spiaggia al giugno 2002, quando i bulldozer dell’impresa finirono di spargere sul lido del Poetto il materiale prevelato dal fondale marino. Per la difesa invece l’eventuale reato sarebbe stato compiuto all’atto dello sversamento delle sabbie scure sull’arenile, quindi a marzo 2002. Su questo scarto di circa novanta giorni venne giocata la partita della prescrizione: fra le letture contrapposte prevalse (e prevale) la difensiva. (r.p.)