Rassegna Stampa

Sardegna 24

È Cagliari il fronte della battaglia per il territorio

Fonte: Sardegna 24
14 luglio 2011

È Cagliari il fronte della battaglia per il territorio

Buon governo del territorio. Ripartire da Cagliari è possibile. Il caso si presta e la sfida è importante:non solo per le conseguenze nell'isola, come dirò, ma perché c'è bisogno di un cortocircuito nel panorama italiano dei governi locali deludenti. Mi riferisco a quelli di sinistra e penso al popolo della sinistra deluso che chiede rassicurazioni. Cominciano a capirlo anche i più disattenti che il cattivo governo ha effetti indelebili sulla forma dei luoghi che abitiamo.Unaspeculazione edilizia malefica o un'opera pubblica inutile stanno nel pantano dell'indifferenza verso il bene pubblico e arricchiscono solo qualcuno e oltremisura. Hanno spesso bisogno di processi decisionali corrotti e di complicità che si trovano luogo per luogo. Il peggiore degli effetti di una cattiva amministrazione lo vedi, quando è troppo tardi, non molto lontano da casa. Per altri guai rispettabili provocati da malaeconomia omalasanità c'è speranza, si può toccare il fondo e risalire. Se una città e una terra si devastano è per sempre. Di malaurbanistica si parla poco, solo su alcuni giornali e sui programmi televisivi che ci stanno togliendo. Gridano tutti quando le case scivolano sotto i piedi di qualche comunità o l'ecomostro compare in prima pagina. Ma non si fa caso ai guasti senza diritto di cronaca. E nulla si chiede su chi ha/non ha fatto contro questo decadimento. Si scoprirebbe che il più grande partito della sinistra (da quando era Pci) ha fatto poco e a volte male. Qualche tentativo per impedire gli sprechi (il richiamo all'austerità di Berlinguer contraddetto dalla politica politicante). Qualche esempio pregevole (la buona urbanistica di Bologna). Poi sempre più rare allusioni al temanei discorsi dei leader. E troppa indulgenza verso scelte urbanistiche pessime a nord e a sud del Paese Ci sono eccezioni, ma a sinistra è prevalsa l'idea che basta delegareun manipolo di ecologisti, che appunto non contano nulla nei congressi. Ricominciare da Cagliari in Sardegna. La città più grande e più bella dell'isola ha dato e può dare l'esempio. Una città bella se trattata male imbruttisce. E il brutto è come una malattia contagiosa. Cagliari è una concatenazione di siti: un paesaggio raro per la singolare stratificazione, l’accumulo di segni depositati nel tempo in quel binomio terra-acqua. Una magica circostanza tra natura e artifici pensati e ripensati,come si legge nei libri di Franco Masala a proposito delle architetture di carta. Se Cagliari perdesse le sue qualità non finirebbe tutto lì, se ne risentirebbe a Sassari, a Nuoro, a Olbia, ecc. I cattivi esempi nel governo del territorio pesano, e il peggiore rischio sul tema viene dalle ambiguità nella/della sinistra.MassimoZeddaha stravinto perché la sua proposta è estranea/contraria alle mediazioni fiaccanti di chi replica ordinariamente a “cemento”:“un po' meno cemento” (a “guerra”: “meno guerra”; a “razzismo”: “se con modi eleganti”; a “pariopportunità”: “con il “20% di donne”). Zedda può andare oltre questa linea perdente. E Cagliari produrre una svolta nel progetto urbanistico (così come il governo Soru ha fatto per il governo del paesaggio sardo che – appunto – si prestava). Non c'è solo il caso scandaloso della necropoli di Tuvixeddu aggredita dai palazzinari, del quale si parla in Europa con sbalordimento. C'è il tema della crescita malintesa, pensata come aggiunte dove viene meglio, in un ciclo inutile e che impedisce il tema della riqualificazione, meno conveniente per le imprese Il dibattito sarà interessante e nonprivo di tensioni. Per questo ha ragione chi dice che è meglio non farsi trovare come banderuole in quel “punto medio” delle decisioni politiche dove si sta perché nulla cambi. E' buono per quelli che hanno sempre preso senza restituire nulla alla città. Il governo di Zedda, se vuole, potrà renderlo molto instabile quel “punto medio”, e aiuterà così la Sardegna a nonessere subalterna agli interessi di pochi predoni di risorse comuni