Vetreria, una serata di musica e solidarietà con il prodigioso chitarrista e cantante americano
ANDREA MUSIO
CAGLIARI. «Falla semplice, lascia stare tutta quella roba da fighetti». Un consiglio che ha segnato la strada di un musicista, allora undicenne, da un altro artista che all’epoca aveva già un nome di fama: Bob Dylan. Non è così un caso se Eric Bibb ora varca gli oceani per portare il suo blues in giro per il mondo. Anche la Sardegna ha avuto l’onore di vederlo sulla scena, lunedi sul palco dell’Ex Vetreria di Pirri, uno dei primi grandi concerti estivi, per un appuntamento legato alla solidarietà. Un concerto destinato alla raccolta di fondi a favore dei bambini ospedalizzati e sfortunati, un progetto curato dalla Patchd Onlus, con il contributo di Regione, InMediaArte, di Araxinoa, della Fondazione del Banco di Sardegna e Federfarma.
Come se non fosse sufficiente la presenza di Bibb, è stato il trio di Francesco Piu a fare gli onori di casa. Una serata scintillante all’insegna di un blues schietto e senza fronzoli, che punta al cuore. Malinconico eppure divertente, uno stile ineccepibile che ha saputo trascinare il folto pubblico presente.
Se l’esibizione di Piu (insieme al batterista e percussionista Pablo Leoni e l’armonicista Davide Speranza) è stata pirotecnica con meravigliosa presenza scenica, l’atteso set di Eric Bibb è stata decisamente più rilassante ed intima. Solo voce e chitarra per il bluesman di colore originario di New York. Nato e cresciuto in una famiglia di musicisti, con la musica ha trovato uno stile di vita. Esperienze e racconti di storie lontane racchiusi in diversi album, l’ultimo dei quali, dato alle stampe il mese scorso, è intitolato «Troubadour Live» (Telarc records). Su questo disco è stato incentrato l’intero concerto, senza dimenticare alcuni brani storici dello stesso Bibb e tradizionali del blues. Da «New Home» a «Walking blues again» ed ancora «Pockets», il tributo a James Oden con «Goin’ down slow», il tradizionale «Needed time». La trascinante «Don’t ever let nobody drag your spirit down» in cui Bibb richiama sul palco il trio di Francesco Piu, prima della chiusura, solo voce dell’emozionante «With my maker I am one» in cui vengono messe in risalto le indubbie capacità canore del grande Eric Bibb.