Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Esperia, buco nell'acqua

Fonte: L'Unione Sarda
22 giugno 2011

Abbanoa stacca anche la seconda utenza della società sportiva

 

Debito di 150 mila euro, situazione disperata
Vedi la foto Avevano l'acqua alla gola. Ora anche l'acqua è finita. E l'Esperia rischia di dire addio agli oltre 1650 soci e ai 63 anni di storia. Ieri gli operai di Abbanoa hanno staccato la seconda utenza, esattamente sei mesi dopo aver messo i sigilli alla prima. Significa niente acqua per la piscina, né per fare la doccia. Da viale Diaz, sede del gestore idrico, chiariscono che «di fronte a un debito complessivo di circa 150 mila euro a fronte di appena 11 mila euro versati nell'ultimo anno, siamo obbligati a procedere con lo slaccio». Marco Branca, presidente della società di via Pessagno, 950 mila euro di fatturato all'anno, è esterrefatto. «Da gennaio del 2011 avevamo avviato un percorso di rientro versando 2500 euro al mese, siamo sorpresi».
Ad Abbanoa non risulta. «È dal 2006 che all'Esperia, società che basa il suo business proprio sull'acqua, vengono spediti solleciti, tutti tramite raccomandate con ricevute di ritorno, per riscuotere l'insoluto. Sono stati proposti anche piani di rientro, mai onorati se non con parziali e sporadici pagamenti: nessun versamento nel 2010 e 11 mila euro nel 2011».
IL DETTAGLIO DEI DEBITI Secondo Abbanoa, i crediti vantati nei confronti dell'Esperia ammontano a 29.883,23 euro, di cui 3.689,27 euro in scadenza ad agosto, per l'utenza staccata ieri. Ma è ancora insoluto il debito di 120.149,30 euro (più altri 5.259,80 euro ancora non scaduti) per la seconda utenza, quella slacciata a dicembre 2010.
IL PRESIDENTE Branca riferisce di aver inviato ad Abbanoa, prima di iniziare a versare i soldi, a partire dal gennaio scorso, una raccomandata che informava il gestore idrico del piano di rientro. «Non ci hanno mai risposto», attacca. Da Abbanoa sostengono il contrario. «Eppoi sia chiara una cosa», aggiunge il presidente dell'Esperia: «noi non facciamo business, ma un'attività sociale senza scopo di lucro».
L'ORIGINE DEL DEBITO All'origine del debito, secondo l'Esperia, c'è una spesa imprevista. «Nel 2006 crolla il tetto della palestra e il Comune, proprietario dei terreni su cui sorgono gli impianti, autorizza la società a fare i lavori garantendoci un finanziamento di 300 mila euro ma erogandone, alla fine, solo 240 mila», racconta Branca. Da allora le bollette non sono state pagate.
IL FUTURO Certo è che senz'acqua non si va avanti. E la società potrebbe essere costretta a interrompere tutte le attività. Branca pone un problema. «Se fanno chiudere l'Esperia come faranno a prendere i soldi che dobbiamo?».
F.Ma.