Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Ganau: «La Regione si faccia da parte»

Fonte: La Nuova Sardegna
21 giugno 2011



Sindaci sul piede di guerra, rivogliono il “governo dell’acqua”



LA RIVOLTA Nuovi scenari dopo il referendum

LUIGI SORIGA

SASSARI. Oggi, dunque, primo faccia a faccia dei sindaci dopo il referendum. Per capire con che umore Gianfranco Ganau interverrà alla riunione di Oristano bastano due episodi. Il primo è di cinque giorni fa: il Consiglio comunale di Sassari approva la ricapitalizzazione di Abbanoa e sborsa per la causa 2milioni di euro. Il secondo è più fresco, risale a ieri: il sindaco manda autobotte e tecnici in via Donizzetti perché Abbanoa ha lasciato un rione popolare a secco.
E’ chiaro che la gestione idrica, per gli enti locali, chiamati a tappare le falle organizzative e finanziarie di Abbanoa, sta diventando insostenibile. L’esito referendario però potrebbe essere una sorta di reset dal quale ripartire, un punto e accapo che chiude un capitolo fallimentare, e i sindaci sono pronti a scrivere una nuova pagina. «Per come sono andate le cose - dice Ganau - per il deficit accumulato, l’esposizione con le banche, le inefficienze nella bollettazione, i mancati ripianamenti da parte della Regione, sembra di leggere dietro la recente storia di Abbanoa un disegno preconfezionato: il sospetto è di un’operazione di vendita al ribasso, la società servita ai privati su un piatto d’argento. Per fortuna la consultazione popolare ha sgombrato il campo da questa prospettiva, ma allo stesso tempo ci costringe a rivedere l’intera organizzazione». Il primo punto fermo, secondo i sindaci, è che la Regione si faccia da parte: «Il governo dell’acqua deve ritornare agli enti locali. Non si capisce a che titolo la Regione mantenga delle quote azionarie e dei posti di comando». Il dito è puntato sul disegno di legge che delinea il nuovo assetto dell’Autorità d’ambito. Prevede l’azzeramento dell’assemblea dei soci, costituita dalle centinaia di comuni sardi che detengono una quota azionaria, e la sua sostituzione con un comitato ristretto di gesione. Ma la composizione sarebbe questa: 3 sindaci (di cui 1 espressione dei piccoli comuni) e tre assessori regionali. Ma nel caso di una votazione pari, (3 a 3), l’ultima parola spetterebbe al presidente del comitato, che verrebbe nominato dalla giunta regionale. Ancora una volta Cagliari si assicurerebbe la maggioranza. E’ anche vero, comunque, che i comuni, dal 2008 in avanti, non abbiano contato quasi niente e non abbiano potuto incidere sulla rotta gestionale seguita da Abbanoa: «Il commissariamento dell’Ato si trascina da tre anni: è una situazione illegittima che l’Anci ha denunciato a più riprese. Significa ingessare l’ente di indirizzo, non consentirgli per tre anni di programmare e costringerlo alla sola amministrazione ordinaria. Ciò nonostante ci siamo ritrovati sul tavolo un nuovo piano industriale calato dal cielo, e probabilmente inadeguato per un rilancio della società». Infatti bisogna sempre fare i conti con il peccato originale di Abbanoa, ovvero un buco nero di bilancio ereditato dall’Esaf e un deficit che dal 2005 è triplicato. «La Regione deve ricapitalizzare: il programma di Soru era quello di stanziare 132milioni nei primi 4 anni di Abbanoa, ma di questa somma poi sono arrivate le briciole, ovvero 12 milioni. La giunta deve mantenere gli impegni e mettere in campo almeno 80milioni che mancano all’appello. D’altronde per evitare il crac occorrono 200milioni e non possono essere solo i comuni, con le casse esangui, a fare il sacrificio». Quanto all’aspetto logistico e al mantenimento dell’Ambito unico sull’intera isola, durante l’incontro di oggi il dibattito potrebbe essere molto acceso. Deriu e gli esponenti del movimento «Liberiamo l’Acqua» sostengono che l’ambito territoriale ottimale (Ato) è stato tutto tranne che ottimale: «Troppo vasto, andrebbe ridimensionato in 4 o 5 distretti, più snelli ed efficienti». Ganau, invece, la pensa diversamente: «Secondo me non è un problema di confini - dice - l’Ato, se messo in condizioni di lavorare bene può funzionare così com’è. Le questioni da risolvere sono altre, e vanno dalle bollettazioni, ai sistemi informatici, alla tariffa, che probabilmente andrà ritoccata».