Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Ingrasserà gli speculatori»

Fonte: La Nuova Sardegna
8 giugno 2011

Come il fronte del Sì boccia la percentuale fissa di rincaro concessa ai privati



Le imprese replicano: «Senza il 7 per cento non c’è l’affare»




CAGLIARI. Il secondo referendum sull’acqua è meno filosofico del primo. Al centro del quesito c’è una sola parola: profitto. È quel sette per cento che un comma del «Codice dell’Ambiente» - non ancora applicato - permette al gestore del servizio di caricare sulle tariffe un profitto «comunque garantito rispetto al capitale investito», senza però dare in cambio una «migliore qualità del servizio».
Il Comitato dei «Due Sì» non ha dubbi: «Con l’abrogazione dell’articolo - dice Giovanni Pinna, portavoce del gruppo in Sardegna - sarà eliminata qualsiasi possibilità a chiunque di fare profitti sull’acqua». O per dirla come il fronte del No: senza la certezza del sette per cento nessun privato sarebbe interessato ad entrare nella gestione (anche mista) del servizio idrico.
Sta di fatto che quelli del Sì non sono contrari soltanto al «profitto garantito», ma sostengono che «la percentuale del sette per cento in più sulle tariffe è stato il “cavallo di Troia” che ha spalancato ai privati le porte delle società pubbliche e dunque vanno richiuse subito per evitare che il regalo alle imprese ricada sugli utenti».
Qualcuno si è lanciato in previsioni e ha stimato che non è tanto la percentuale in sé a essere un affare, quanto la certezza che il partner esterno avrà di poter contare su un contratto trentennale. Sette moltiplicato trenta: è questo il segreto del vero profitto, che i referendari hanno smascherato. (ua)