Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Zedda: ecco i miei primi cento giorni, dal Poetto alla metropolitana leggera

Fonte: La Nuova Sardegna
1 giugno 2011





‘‘ Non ho la bacchetta magica ma garantisco grande impegno e il coinvolgimento di tutti I cagliaritani vogliono dialogo, non decisioni assunte da pochi

CAGLIARI. Il prossimo impegno formale del neosindaco Massimo Zedda, è la ricerca di un abito per l’occasione, la proclamazione ufficiale a sindaco, che dovrebbe avvenire oggi. «Mia nipotina mi ha rovinato l’altro abito che avevo, e poi devo scendere di una misura: mi stanno tutti grandi». La campagna elettorale, «che bella, ce la ricorderemo per tutta la vita», è alle spalle. La sua prima articolata intervista dopo il trionfo del ballottaggio, Zedda la concede nelle stanze del gruppo di Sel in consiglio regionale, locali che frequenterà ancora per poco, prima delle dimissioni per incompatibilità con il nuovo ruolo di primo cittadino.
Dopo una notte quasi insonne, «quattro ore, la media degli ultimi mesi», Zedda ripercorre programmi e individua nuove priorità, ricorda le tante emergenze che ha ereditato e sottolinea i primi elementi della sua azione di governo: l’elemento costante del suo ragionamento è l’assenza di slogan e immediate soluzioni ai problemi. «Non ho promesso posti di lavoro, non ho garantito colpi di bacchetta magica, ma impegno e dedizione e soprattutto il coinvolgimento di tutti. Quando mi sono recato a Sant’Elia mi hanno raccontato di posti di lavoro e soldi garantiti a profusione: il fatto è che da dieci anni hanno assicurato la soluzione di piccoli e grandi problemi, e non hanno mantenuto una promessa».
È il dialogo la cifra politica del neo sindaco, a cominciare dall’emergenza del Poetto. Dopo la delibera e l’intervento della Procura, Zedda vuole una soluzione condivisa da tutti. «La via d’uscita va trovata per essere pronti a settembre con un piano di utilizzo del litorale che consenta agli operatori di programmare l’attività senza l’incubo delle ruspe. La spiaggia deve essere tutelata ma deve essere viva per dodici mesi. Voglio un Poetto sempre pieno di gente ricco di eventi di tutti i tipi, luogo naturale di ritrovo dei cagliaritani». Un sindaco-gentiluomo di qualche decina d’anni fa, si vantava di non essere mai stato al Poetto. Altri tempi. Il futuro della spiaggia è la metafora dell’agire politico e amministrativo di Zedda.
«La costante della campagna elettorale, è stata la richiesta da parte dei cagliaritani di più dialogo e coinvolgimento nelle scelte. Mi hanno rimproverato delle decisioni assunte dal Comune nel chiuso di poche stanze, sarà il primo scarto rispetto al presente». L’altro potrebbe essere la scelta dei collaboratori e di chi rappresenterà l’amministrazione nella miriade di enti e società controllate.
Su questo punto Zedda è prudente, pur consapevole che un ricambio anche generazionale sia fisiologico. «Non ho in testa nomi, sto disegnando le professionalità più adatte, giovani ed entusiaste. Ho profondo rispetto dei partiti e a loro chiederò di aiutarmi a trovare le donne e gli uomini adatti, ma so bene che alcuni incarichi non possono per loro natura essere affidati a persone prive di una competenza specialistica». Zedda non individua gli assessorati, ma è probabile che pensi a bilancio e urbanistica, forse i due settori che alzeranno l’età media della sua giunta. Facile intuire la sua prima “missione”. È la stessa della campagna elettorale: la metropolitana leggera di superfice. «Si può fare, i soldi si trovano. L’Europa davanti a progetti utili e significativi non ha mai detto no. E così cambieremo veramente il volto di questa città, al servizio dei turisti e dei suoi abitanti».
In Zedda non c’è la paura che governo e Regione possano ostacolare i suoi progetti, ricreando quel clima di scontro che caratterizzò l’ultimo biennio della giunta Soru e che per Cagliari significò la perdita del progetto di riqualificazione di Sant’Elia, col Betile e il Campus universitario.
«Il dialogo avviene tra istituzioni, per il bene comune. Sono sicuro che troverò la massima attenzione ai problemi della città da parte di tutte le istituzioni, a prescindere dal colore politico. Ribadisco però una esigenza ben avvertita in passato: rilanciare la città e il suo hinterland significa far bene a tutta la Sardegna. Temperare le esigenze di coloro che vivono di commercio e turismo e dare finalmente risposte alle periferie, «il plurale è d’obbligo, perché hanno storie ed emergenze del tutto diverse» è la vera sfida per Zedda.
Una battaglia l’ha già vinta. Al di là del dato elettorale, con una media di quasi 100 voti in più dell’avversario in ogni sezione, la vera sfida per Zedda è stata quella di convincere un corpo elettorale per sua natura disomogeneo. Una città di anziani e di giovani si è ritrovata unita nella cabina, «perché i genitori e i nonni forse vedevano in me e nella mia storia i loro figli e i loro nipoti, perché le loro preoccupazioni sono anche le mie, e perché ho avuto l’onestà di dire che ora è peggio di cinque anni fa, che questa città si è fermata, che non basta sistemare due strade o un quartiere per dare una speranza di futuro a migliaia di ragazzi bravi, capaci, artisti, professionisti, ricercatori, costretti ad abbandonare la città perché gli affitti o i prezzi delle abitazioni sono impossibili, e a sradicarsi, in quei paesi-dormitorio anche a decine di chilometri dalle case dei loro genitori. Aver detto che questi problemi non li risolveremo con la bacchetta magica, ma che li riconosciamo e che li affronteremo, ha pagato». Impossibile non chiedere a Zedda un commento sulla eventuale composizione a lui sfavorevole del consiglio comunale. «Me lo chiedono tutti, e io rispondo sempre allo stesso modo: non è un problema, tutto si aggiusterà col tempo, adesso dobbiamo concentrarci su come mettere in moto la macchina amministrativa. Vedo voglia di cambiare passo, e questo fa ben sperare».
Ma sullo sfondo dei primi cento giorni di Massimo Zedda sindaco incombe un problema grande come una montagna, da lui ereditato e non eludibile: l’apertura del cantiere sulla via Roma per la realizzazione dei parcheggi sotterranei; significa chiudere la corsia lato mare, eliminare le auto al centro e ridisegnare il traffico in entrata e in uscita dalla città. Un incubo, in vista dell’estate e una emergenza che si protrarrà per due anni. «Questi cantieri si aprono solo dopo che sono state definite le alternative che riducano al minimo i disagi per i residenti, gli automobilisti e i turisti. Spero che tutto sia pronto».