Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Cabras e l'effetto-Zedda: «Ora tocca alle nuove leve»

Fonte: L'Unione Sarda
1 giugno 2011

Nessun rimpianto per le primarie: «Massimo farà bene»

 Vedi la foto «Come va? Benissimo, è un giorno bellissimo», risponde Antonello Cabras alla domanda rituale. Il senatore del Pd non rivela rimpianti per la sconfitta nelle primarie contro Massimo Zedda: senza quella, forse ora sarebbe lui il nuovo sindaco di Cagliari. Invece festeggia un risultato che pure, ammette, spinge un po' più a margine quelli della sua generazione: «È il momento giusto per un avvicendamento».
Non pensa che poteva esserci lei al posto di Zedda?
«No, non si può ragionare sui se. L'esito è chiaro, il sindaco è lui, giusto così».
Merito del vento nazionale contro il centrodestra?
«Merito di tante cause. Cagliari non è immune dal trend nazionale, ma magari si vinceva anche senza».
L'età di Zedda, invece, è stata determinante?
«È un'altra delle cause. Ma non ovunque il centrosinistra vince coi giovani. Pisapia ha la mia età».
Forse però l'effetto-Zedda accelera il ricambio della generazione dei Cabras, Cherchi, Soro...
«Beh, oltre i 60 è l'età giusta per un avvicendamento. Ma in politica serve equilibrio tra figure giovani e mature: dire che devono stare in campo solo i trentenni sarebbe troppo. Spero che la vittoria di Zedda aiuti i giovani a essere più presenti».
Ora tocca a loro.
«Sì, ma toccava a loro anche prima... Ci sono risorse fresche, ma non tutti hanno la determinazione e il coraggio di mettersi in campo come ha fatto Zedda. Forse alcuni sono un po' timidi».
C'è chi si chiede: così giovane, sarà un buon sindaco?
«Su questo non ho dubbi, riuscirà a far bene. Poi sta a tutta la coalizione aiutarlo e mostrare che sappiamo misurarci coi problemi veri».
Le elezioni accelerano anche la svolta alla Regione? Si andrà al voto anticipato?
«Difficile prevederlo, dipende da molti fattori. I cittadini di Cagliari e Olbia hanno votato pensando alle città, ma hanno anche dato un segnale forte contro il centrodestra. La maggioranza era già un campo irto di difficoltà: potrebbe essere più duro affrontare i problemi che ha di fronte».
Sul piano nazionale, invece, è più facile ipotizzare un voto anticipato?
«Questo in effetti è più probabile. Anche per il ruolo del capo dello Stato. La prima reazione di Berlusconi è di arroccamento, ma dire che nei prossimi due anni farà le grandi riforme mi sembra utopistico».
Davvero la Lega potrebbe abbandonare il premier?
«La maggioranza cede solo se la Lega si sposta, e non lo escludo. Sento parlare anche di prove di costruzione di un governo con la stessa maggioranza, ma un diverso premier: la ritengo una speranza, più che un'ipotesi concreta. Berlusconi non è uno che si tira indietro».
Però la sua capacità di catalizzare consenso sembra davvero al tramonto.
«Sarei cauto su questo. Anche durante il suo governo del 2001-2006 perse tutte le elezioni amministrative e regionali, pur avendo in maggioranza Fini e l'Udc. Eppure non è crollato».
Finora il centrosinistra non sapeva approfittare delle difficoltà della maggioranza. Ora non è più così?
«Proprio l'esperienza del 2001-2006 deve farci stare attenti. I sondaggi non registrano impennate nelle intenzioni di voto per il centrosinistra. Non darei per scontato nulla, in caso di elezioni ravvicinate propendo per uno schieramento ampio per battere Berlusconi».
Condivide la proposta di Enrico Letta, con Pd, Sel e Idv insieme a Fini e Casini?
«Può essere ragionevole. Una coalizione simile avrebbe la forza di presentare al Paese un serio progetto di riforme, anche istituzionali».
Un'alleanza da Di Pietro a Fini come può governare?
«Per ripristinare una giusta dialettica politica serve un consenso ampio. E un dialogo con l'eventuale opposizione, magari non più guidata da Berlusconi».
Il leader chi sarebbe? Oggi, in caso di primarie con Bersani, vince Vendola.
«No, sono convinto che vincerebbe Bersani. E comunque, ora che parla di primarie anche il centrodestra, non potremmo rinunciarci noi».
Giuseppe Meloni