Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Piazze tinte di bandiere rosse

Fonte: La Nuova Sardegna
31 maggio 2011

Esplode la gioia del popolo che ha sostenuto il trionfatore Caroselli di auto, suoni di clacson e balli sino a tarda sera 
 
 
 
 
STEFANO AMBU 

 

CAGLIARI. L’attesa è durata tre quarti d’ora, forse sessanta minuti, giusto per togliersi gli ultimi dubbi. Poi l’ex governatore Renato Soru, nella sede di Sel in via Puccini, ha chiamato l’applauso per Zedda. E da quel momento è iniziata la festa.
  Una festa che si è trasferita subito in piazza del Carmine per continuare sino a tarda sera tra bandiere, soprattutto rosse, trenini e bottiglie di birra. Migliaia di persone. Ma alle 15, dentro il circolo di via Puccini, di magliette rosse ce n’erano molte meno. Di birre manco l’ombra, erano ancora in frigo. Nelle mani tante sigarette, piuttosto. Fumate, come si suol dire in questi casi, molto nervosamente. Dall’attesa all’esplosione. Erano passate da poco le 16. San Benedetto, maxi-rione abituato a sentire solo i clacson degli automobilisti arrabbiati per il traffico, si è risvegliato dal sonnellino pomeridiano in mezzo a caroselli di macchine, tamburi, ratantira stile Carnevale. E urla di gioia di gente con le lacrime agli occhi, ma felice. Perché? Erano appena arrivati i risultati dagli altri campi, pardon quartieri, che decretevano la vittoria di Zedda. Da lì, l’apoteosi. Osannato e quasi senza parole Zedda, radioso Soru. Lungimirante, l’ex governatore: abito blu, camicia bianca, ma scarpe comode. Forse in cuor suo sapeva che ci sarebbe stato molto da camminare, ieri, per la marcia della vittoria. Passeggiata che, conclusi i baci e gli abbracci di rito tra i sostenitori impazziti, è partita da via Puccini per puntare al cuore della città. E della festa. Immancabile tappa davanti al Municipio: sotto i portici, i cori da stadio inventati lì per lì facevano ancora più rumore e impressione. «Zedda sindaco» scandito come un mantra. Poi slogan e canzoni inventate sul momento.
Molti hanno attraversato la città in auto: clacson e bandiere come ai tempi dell’Italia di Bearzot o di Lippi. Niente tricolore, ma molto rosso. La festa dello scudetto del Cagliari? La maggior parte dei supporters di Zedda, soprattutto lo zoccolo duro dei circoli, nel 1970 non era nemmeno nata. Punto di ritrovo, piazza del Carmine. Anche lì è una marea che sale con il passare delle ore. All’inizio ci sono quelli che hanno seguito lo spoglio da via Puccini, poi le notizie su radio, tv e internet e gli sms agli amici fanno il resto. Col passare delle ore la piazza si riempie. Ci sono tutti: consiglieri regionali e comunali, segretari di partito, neoeletti, non eletti. Strette di mano, complimenti. Ma i politici da soli non basterebbero a trasformare piazza del Carmine in una immensa macchia rossa: è una festa del popolo di centrosinistra.
Il commento sulla bocca di tanti è sempre quello: «Ancora non ci credo». Gente che ci crede un po’ di più quando, intorno alle 20, rispunta l’eroe della giornata, Zedda. Se ne erano perse le tracce da via Puccini, inghiottito dalle interviste ad agenzie, radio, tv locali e nazionali. E invece è lì, rappresentazione di una vittoria che, dopo quattro ko consecutivi, sembrava non dovesse mai arrivare. E invece no: gioia pura sino a tarda sera.