Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Nella sede di Fantola scende il gelo, i dirigenti del Pdl non si vedono

Fonte: L'Unione Sarda
31 maggio 2011

Nella sede di Fantola scende il gelo, i dirigenti del Pdl non si vedono

Massimo Fantola un po' se lo sentiva. Quando mette piede al primo piano del suo ufficio elettorale di via Sonnino (sono le 15) saluta tutti e parla a denti stretti: «È difficile, ma siamo fiduciosi». Con lui il fedelissimo Gianni Giagoni e i consiglieri regionali dei Riformatori Franco Meloni e Pierpaolo Vargiu, il consigliere comunale uscente Marco Piras. Alle 15.20 arriva il risultato della prima sezione scrutinata, è quella di un seggio speciale in una unità ospedaliera: «Non conta, se non per la scaramanzia». Pochi minuti e fa capolino il primo esponente del Pdl, il consigliere regionale Alessandra Zedda. La speranza di vincere non fa mai capolino. Le volontarie fanno avanti e indietro dal piano terra per consegnare i risultati che arrivano dai seggi: è un disastro. Tanto che alle 15.45 Massimo Fantola annuncia: «Ragazzi, ho visto il risultato delle prime 50 sezioni e siamo sotto di 4 mila voti: ormai è ufficiale, abbiamo perso». Fa capolino il sindaco Emilio Floris: il suo è un saluto fugace. Due battute e scappa via.
Alle 16 Fantola sbuca dal suo ufficio, ricavato in un angolo del grande open space al primo piano della sede di via Sonnino. Compone sul telefonino il numero di Massimo Zedda e prende subito la linea: «Ciao, ti chiamo per farti i complimenti e gli auguri, il sindaco sei tu». Alle 16.15 apre una bottiglia di spumante e brinda con i suoi collaboratori più stretti: «Siete stati magnifici, una grande squadra - dice, seguito passo passo dalla moglie Mariangela - la nostra proposta non è stata accettata dai cagliaritani». Qualche applauso, un abbraccio liberatorio. Immediata la convocazione della conferenza stampa, mentre il comitato elettorale si riempie di candidati e simpatizzanti dei Riformatori. Non c'è traccia dei leader del Pdl. Fantola parla ai giornalisti, mentre sulla strada suonano i clacson dei vincitori in corteo. Un sorriso, triste, sulle labbra dello sconfitto fa scorrere le lacrime sui visi delle volontarie, che si abbracciano e cercano di spiegarsi il perché di una batosta così netta. ( a. mur. )