Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il nuovo «vento» politico e la forza dei partiti, ultime incognite sul voto

Fonte: La Nuova Sardegna
30 maggio 2011

 
 
Il centrosinistra punta tutto sul rinnovamento, l’exploit di Zedda ai primi posti nella classifica italiana 
 

CAGLIARI. Il nuovo vento politico che spira da Milano a Napoli e in Sardegna persino nell’ultramoderata Cagliari, è più forte o no della potente armata berlusconiana? E’ la grande incognita della vigilia dei ballottaggi per l’elezione dei sindaci. E’ un voto che nelle città, domani dalle 8 alle 22 e lunedì dalle 7 alle 15, sceglierà tra due candidati e due programmi ma che si è già trasformato in un test sul governo Berlusconi e nell’isola sulla giunta Cappellacci: l’eventuale sorpasso del centrosinistra potrebbe ridisegnare tutti gli equilibri nazionali e regionali.
Il primo round. In Sardegna dei 97 Comuni in cui si è votato a metà maggio ne restano solo tre ancora senza sindaco: Cagliari, Iglesias e Sinnai. Nelle altre quattro città con più di 15 mila abitanti, il centrosinistra ha vinto nettamente a Olbia, Carbonia, Capoterra e Monserrato già al primo turno, lasciando il centrodestra del tutto all’asciutto.
L’alternativa. Il vento del cambiamento nell’isola dopo le elezioni politiche 2008 (vinte da Berlusconi) e le regionali 2009 (Cappellacci) si era fatto sentire alle provinciali 2010 (solo due su otto le vittorie del centrodestra), anche se il vero vincitore era stato l’astensionismo, andato ben oltre il 50 per cento.
Il caso Cagliari. Sul ballottaggio nel capoluogo regionale si sono accesi i riflettori nazionali perché all’exploit di Giuliano Pisapia a Milano si è aggiunta quella di Massimo Zedda, anch’egli vendoliano di Sel. Il giovane consigliere regionale ha superato il riformatore Massimo Fantola, che in molti davano per vincente già al primo turno. Il fenomeno Zedda è stato, in questa ventata di novità, una delle sorprese maggiori, capace di rafforzare, soprattutto se ci sarà la doppia vittoria con Pisapia, l’ascesa della leadership di Vendola nel centrosinistra.
Istituto Cattaneo. Anche sul voto di Cagliari l’istituto bolognese ha elaborato interessanti ragionamenti. Il primo è di incoraggiamento di Zedda. Tra i candidati di 48 capoluoghi di Provincia è al quarto posto assoluto nella classifica dell’«appeal personale» degli aspiranti sindaci. Infatti, ben il 26,3 per cento dei suoi elettori ha votato solo per lui (sono oltre 10 mila) e non anche per una delle liste del centrosinistra. Per intenderci, Pisapia è al ventiseiesimo posto con il 10,9 per cento di voti propri rispetto alla coalizione. Impressionante la performance di De Magistris a Napoli con il 46 per cento. Nei primi posti della graduatoria solo esponenti del centrosinistra, a conferma che il vento del cambiamento ha soffiato soprattutto sulla figura dei leader.
Zedda trascinatore. Il dato è incoraggiante in vista del ballottaggio perché, confrontato con quello di tanti protagonisti di questa tornata elettorale, dice che il candidato cagliaritano del centrosinistra (che ha avuto il 45,15 per cento) ha una grande capacità di trascinamente rispetto alla coalizione (fermatasi al 37,89 per cento) e di attrazione nei confronti di elettori di altri schieramenti: è un punto di partenza ideale per chi affronta il secondo turno.
Fantola insegue. Il dato di questa classifica dell’Istituto Cattaneo non è però del tutto negativo per il competitore di Zedda, Massimo Fantola. Il quale ha avuto meno voti della sua robusta coalizione: 1.600 in meno, equivalenti al -4 per cento rispetto al risultato complessivo delle liste del centrodestra, volate al 53,44 per cento rispetto al 44,71 del candidato sindaco. Il dato non è del tutto negativo perché, fra gli otto del centrodestra col segno «meno» in tutta Italia, Fantola ha fatto registrare il deficit inferiore: c’è chi è andato abbondantemente oltre il 10 per cento. Questo significa che Fantola, nella fase sfavorevole dei candidati sindaci del centrodestra, è riuscito a limitare i danni e ha quindi chance di recupero.
Pro e contro di Zedda. Essere giovane, fresco e con un bel sorriso nel momento in cui gli elettori premiano il rinnovamento è un vantaggio certamente non secondario. Se poi uno è anche preparato e sa parlare ai ragazzi ma anche agli anziani, il gioco potrebbe essere fatto. Il rischio di Zedda potrebbe essere però la debolezza della coalizione: al primo turno lui ha battuto Fantola dello 0,44 per cento, mentre il centrosinistra ha avuto 15 punti in meno del centrodestra. Nel secondo round si vota solo tra due candidati sindaci, ma quanto peseranno ancora le liste e i partiti?
Pro e contro di Fantola. Il leader dei Riformatori è un politico conosciutissimo, la presenza di Zedda lo ha fatto invecchiare, ma i suoi assicurano che è in grado di recuperare. I dati dell’Istituto Cattaneo confermano che l’appeal del rivale è superiore, a Fantola può essere di vantaggio la forza della coalizione, che più di lui ha avuto 1.600 voti nonostante l’alto divario in percentuale (provocato dal fatto che gli elettori che votano solo per i sindaci sono molto più numerosi). A motivare il centrodestra potrebbe essere la minaccia dei Riformatori di uscire, in caso di sconfitta, dalla giunta Cappellacci.
Iglesias, caso Udc. Nella patria del potente assessore Giorgio Oppi, nel primo turno Luigi Perseu (Udc) non ce l’ha fatta per 12 voti: ha avuto meno voti delle liste. Se la faida nel centrodestra dovesse proseguire, potrebbe vincere l’altra sospresa di Sel, Marta Testa (ha avuto un buon 46,07%). Oppi certo non gradirebbe e potrebbe anch’egli rivalersi su Cappellacci, anche se è nel centrodestra il partito che è andato meglio (+22% in tutta l’isola) in controtendenza rispetto ai dati dell’Istituto Cattaneo e anche se il Pdl che nel Sulcis-Iglesiente si è impegnato solo con la presidente del Consiglio regionale, Claudia Lombardo, è cresciuto di consensi a Iglesias (caso unico) e ha limitato il calo a Carbonia (sotto la media regionale).
Sinnai senza Pdl. La sfida è tra il centrosinistra (con Fli e Udc) di Barbara Pusceddu contro le liste di sinistra (con Idv) di Paolo Zedda. Non è un test politico oltre i confini comunali.
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