Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Il 7 volte presidente invita a votare Zedda

Fonte: La Nuova Sardegna
26 maggio 2011

 
PIETRO SODDU 
 
 
 
 
E’ il momento dei giovani, l’ho capito anche parlando con gli studenti, è giusto che ci sia rinnovamento 
 
- Pietro Soddu, da Sassari chi sceglierebbe come sindaco di Cagliari?
«Massimo Zedda, ho apprezzato subito la sua candidatura».
- C’è chi dice che sia troppo giovane.
«Anzi, da tempo invito gli under 35 a prendersi il potere. Ho trovato un bel clima all’Azuni a Sassari e allo scientifico di Nuoro».
- Che clima?
«Rispetto alle generazioni precedenti, più avvolte attorno a un consumismo che sembrava eterno, ho trovato negli studenti una nuova sensibilità politica, più voglia di prendersi il futuro in mano».
- E’ il vento del cambiamento?
«Guardi, alla fine dico che è stata una fortuna che Zedda abbia battuto Cabras alle primarie».
- Perché?
«Con lui il centrosinistra ha potuto intercettare meglio questo clima nuovo».
- Si parla molto del ruolo di Cagliari a favore della Sardegna. Cosa deve fare il futuro sindaco?
«Guardare oltre le mura, cosa che Cagliari non fa quasi mai».
- Le piace lo slogan Cagliari capitale?
«Se vuole la leadership deve diventare la guida dell’isola esprimendo una politica generale e non solo locale. Cosa che sinora non ha fatto».
- E’ sempre stato così?
«Quasi sempre. Le racconto una cosa. Quando si parlava del progetto del palazzo del Consiglio regionale in via Roma, di fronte al mare, io ero tra i contrari e fui confortato da un cagliaritano d’adozione, Giovanni Lilliu».
- Cosa le disse?
«Che mettendolo lì, la Regione avrebbe avuto la Sardegna alle spalle. Proprio come Cagliari».
- Sassari, oltre lei, ha espresso altri presidenti della Regione. Ha avuto problemi nel rapporto con Cagliari?
«Le dico innanzitutto che a Sassari e anche a Nuoro guardiamo a Cagliari senza dover voltare le spalle. E’ per questo che vediamo meglio la Sardegna».
- E il dualismo?
«Non lo avvertivo. Davo per scontato che c’era un capoluogo regionale ma sentivo che eravamo una Regione e per essa lavoravamo».
- Condivide l’accusa di Regione matrigna?
«No. Il processo di regionalizzazione è inevitabile ormai in tutti i settori, dall’acqua all’energia. dai rifiuti ai trasporto. Il problema è la formula del cagliaricentrismo».
- Quale formula le piace di più?
«Regione reticolare».
- Nel senso di una diffusione capillare?
«Certo, l’amministrazione e la politica devono come seguire l’innovazione tecnologica».
- E il trasferimento degli assessorati secondo la richiesta della Lega di spostare i ministeri da Roma?
«E’ uno dei problemi, ma il federalismo interno va discusso con più serietà».
- Ad esempio?
«La concentrazione è essenziale. E’ la classe dirigente che deve pensare contemporaneamente a tutta l’isola. Altrimenti non serve né a Cagliari né alla Sardegna».
- La giunta Cappellacci ha inaugurato il metodo delle riunioni nel territorio, a Nuoro, a Sassari. Cosa ne pensa?
«E’ una cosa indecorosa. Sembrano visite pastorali nelle periferie dell’impero».
- C’è il rischio di un neo-campanilismo?
«Certo, se non si intrecciano la Regione, i Comuni, le Università, le imprese, eccetera, ciascuno si rifugia nei propri confini».
- Torniamo ai candidati. Un pregio di Zedda?
«Per la comunicazione di oggi ha una faccia pulita e accattivante. E ha saputo mettere insieme sinistra storica e sinistra moderata. Non era facile».
- Fiducioso nell’avanzata dei giovani?
«Chi ha il potere non lo molla. Ma la regola della vita è il ricambio».
- Cosa pensa di Fantola?
«E’ una persone perbene, un moderato, ma non se se sia l’uomo giusto per l’oggi. E poi è in contraddizione tra riforme e fondazione di un ennesimo partitino».
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