Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Super Raphael Gualazzi, è già una star

Fonte: La Nuova Sardegna
5 maggio 2011



Impeccabile esibizione del trionfatore di Sanremo



A CAGLIARI L’energia swing di un raffinato artista

(WALTER PORCEDDA)
CAGLIARI. Il biglietto da visita con cui si presenta sul palco dell’Auditorium, «Calda estate», potrebbe trarre in inganno. Profumato ariosamente di dixieland, sembrerebbe una cover dell’avvocato di Asti, visto tutto quell’evocare giornate italiane d’agosto dove «non si riesce a far più niente che morire sotto il sole. Tra le gabole e la gente» giocando «a scopa nelle scuole vuote come un capannone»... Invece non è niente di più che un tributo offerto a Paolo Conte con un sorriso largo e «quella faccia un po’ così» da un ragazzone cresciuto in fretta ma già sull’orlo di diventare star internazionale. Un episodio musicale da incorniciare come parentesi all’interno di un concerto che invece colpisce per varietà, ricchezza di citazioni e una classe già, abbondantemente, adulta.
Così, il ventinovenne pianista e cantante marchigiano, Raphael Gualazzi - protagonista martedì dell’appuntamento cagliaritano dedicato dalla Regione ai 150 anni dell’Unità d’Italia - ha conquistato il pubblico, grazie a una naturale carica di simpatia certo, ma anche e soprattutto per l’impeccabile maestrìa al piano e la versatilità di cantante e interprete capace di trovare accenti e sfumature differenti all’interno di di un set largamente di sua produzione impreziosito dal sostegno di alta professionalità della sua band, un sestetto di super musicisti con alcune eccellenze (il contrabbassista Manuele Montanari, il chitarrista Giuseppe Conte e il baritonista Massimo Valentini, il batterista Christian Marini con il contraltista Enrico Benvenuti e il trombettista Luigi Faggi Grigioni).
Altro che giovane speranza della musica italiana, quindi. Il set del vincitore delle nuove leve al recente festival di Sanremo è già di quelli che si addicono a star consumate. Tale da trasformare il teatro in una calda jazz hall, merito di una scaletta rifinita al centimetro e tradotta in un live spumeggiante di verve e soprattutto di frizzante swing. Dono quasi naturale per questo artista cresciuto tra rock e jazz, ma con speciale predilezione per la tecnica “stride” al piano - da Jerry Roll Morton ad Art Tatum - da Gualazzi replicata in modo quasi virtuoso in un dedalo di scale, di saliscendi scintillanti alla tastiera dello Steinway, accarezzata e solleticate in velocità con le mani che calano impietosamente sui tasti alla maniera di Monk, producendo un insolito impasto di old e new style.
Suoni già ascoltati ma riproposti con laicissimo spirito eclettico. Musica che avvolge e trascina, sin dai primi pezzi proposti come il travolgente «Icarus», «Out of mind», «Reality and fantasy» e «Follia d’amore» tutti composti da Gualazzi. Singolari impasti di soul e rhythm and blues (eh sì il blues è come il filo rosso: va e viene che è una belezza...) da «Behind the sunrise» a «Three second breath» proposti con la classe di un Joe Jackson da «Night and day» e il sincretismo «jazzy» della scena soul funky inglese degli anni novanta. Quasi fosse una sorta di “Zelig” musicale Raphael Gualazzi, da un pezzo all’altro, propone atmosfere distanti epoche, ma sempre con autorevole e computo piglio. Non è un jazzista, ma suona fluentemente il jazz e si permette anche di omaggiare Ellington in una swingante «Caravan». Senza rinunciare al pop dei Fleetwood Mac in una bella cover di ««Don’t Stop».