Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sant'Efisio tra novità e fede

Fonte: L'Unione Sarda
3 maggio 2011

All'edizione del 2011 manca il bagno di folla: processione più ordinata e silenziosa

 Due cavalieri disarcionati, la “Sassari” scorta il cocchio In un rito che trae la sua forza dall'essere sempre uguale, da 355 anni, a prima vista tutto sembra una fotocopia, invece le novità dell'edizione 2011 della festa di Sant'Efisio sono state piccole ma fondamentali: dalla Brigata Sassari che ha aperto il corteo finale con le reliquie del martire, ai City Angels di scorta al cocchio, nel suo percorso per le vie di Stampace; poi il silenzio della folla, quasi irreale, interrotto a cadenze regolari dai goccius e dal suono dei sulittus . E un'immagine complessiva più ordinata e composta, come voleva il Comune e il direttore artistico Ottavio Nieddu.
GLI INCIDENTI Nonostante alcuni fuori programma: due cavalli hanno disarcionato altrettanti miliziani, il primo (Roberto Solinas, tipografo, da vent'anni tra i protagonisti del rito, si è rotto una gamba nel cortile interno del Comune) all'inizio della festa, quando i cavalieri insieme all'Alter Nos stavano salendo verso la chiesetta; il secondo incidente (protagonista Salvatore Viola), quasi senza conseguenze, sul percorso inverso, mentre il corteo tornava in via Roma.
IL RITO Per il resto, Sant'Efisio è Sant'Efisio: un condensato di fede e devozione che inizia poco prima delle nove, quando i messi del Municipio bussano a casa di Salvatore Mereu, a Barracca Manna, per accompagnarlo a Palazzo Bacaredda. Qui avviene il cambio d'abito e la consegna del Toson d'oro, inizio ufficiale dei riti del Primo maggio. Quando a mezzogiorno, nella chiesa di Stampace inizia le messa, i gruppi hanno già cominciato a sfilare sotto le tribune, allestite dal Comune lungo il percorso. Ci sono i devoti di Ghilarza, con gli abiti chiusi da campanelli che fungono da bottoni; ci sono i figuranti di Atzara, tutti alti e snelli alla faccia del luogo comune che vuole i sardi bassi e tarchiati.
IL COCCHIO A mezzogiorno e trentacinque il cocchio - trainato da una coppia di buoi messi a disposizione dalla famiglia Etzi - è già nei vicoli di Stampace con la coda di fedeli al seguito. Via Azuni, piazza Yenne, Corso Vittorio Emanuele. La testa del corteo è affidata ai militari del 151° reggimento, che (coincidenza) proprio in via Sassari vengono applauditi dalla folla. Le uniformi continuano il loro cammino con le reliquie del Santo (restituite dopo 900 anni dalla diocesi di Pisa), qualcuno risponde con un « Fortza paris » ai complimenti del pubblico. Che, rispetto agli anni scorsi, è diminuito: lo dicono un po' tutti, dai negozianti del centro ai vip in tribuna. Meno gente rispetto al solito nel Largo, più presenze invece nella zona di piazza del Carmine. «Sono state contate 12.000 persone», dirà qualche ora più tardi l'assessore al Turismo Gianni Giagoni. Quando mancano pochi minuti alle 14, anticipato dall'Alter Nos Mereu, il carro sfila di fronte alle tribune di via Roma. Ed è il solito trionfo di petali di rosa, di preghiere e di fiori e anelli infilati velocemente nel carro, accompagnati dalle richieste di grazia. Poi i buoi tirano dritti verso Giorgino e il voto della città è sciolto. Un'altra volta.
Michele Ruffi