Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Comunali, la città da trasformare

Fonte: La Nuova Sardegna
18 aprile 2011



Primo confronto pubblico a più voci tra quattro candidati sindaci



Dibattito elettorale tra Massimo Zedda, Claudia Zuncheddu, Massimo Fantola e Ignazio Artizzu

CAGLIARI. La città che vogliono passa per una critica feroce, senza peli sulla lingua, a quella che vedono tutti i giorni, e per una presa di distanza da chi l’ha amministrata in qualche caso imbarazzante. Ma tant’è. Per conquistare anche solo qualche voto in più di quelli sicuramente in arrivo servono anche capriole e risposte che hanno provocato imbarazzate risate.
Ieri pomeriggio, subito dopo le 15, in un albergo cagliaritano, i giovani imprenditori, commercianti e artigiani, più i rappresentanti di movimenti e associazioni giovanili, hanno chiamato a confronto quattro dei candidati a sindaco, quelli che sicuramente otterranno le percentuali di consensi più alti.
I quattro. Massimo Fantola e Massimo Zedda, centrodestra e centrosinistra, con Ignazio Artizzu (Fli) e Claudia Zuncheddu (polo identitario) si sono alternati al microfono per rispondere, con una ragionevole limitazione dei loro interventi, cinque minuti, alle domande dei rappresentanti delle associazioni. La sala dove si è svolto il dibattito poteva contenere al massimo 250 persone, ma la partecipazione è stata ben più elevata. Un buon segno.
A introdurre il confronto Emanuele Frongia, responsabile del comitato nazionale giovani imprenditori della Confesercenti, critico verso «il cambiamento annunciato ma mai attuato; oggi la città non è capitale del Mediterraneo, al di là delle buone intenzioni». La sua domanda voleva rompere il ghiaccio: «perché un giovane dovrebbe investire nella vostra Cagliari? Quali strumenti dovrebbe utlizzare?». A seguire le domande di Edoardo Corner, presidente della sezione giovani dell’Associazione Piccole e medie Imprese.
Le domande. «Tre argomenti caldi che toccano tutti noi: Equitalia, Osservatorio per le gare d’appalto e ritardi nella pubblica amministrazione. Cosa farete?», e Christian Solinas, presidente provinciale Cna: «centro storico, Piano per gli interventi produttivi e polo croceristico». Ad ascoltarli anche rappresentanti dei partiti, dirigenti di movimenti e alti funzionari regionali, tutti ad ascoltare i quattro candidati.
Clima sereno, battute sottovoce e ammiccamenti di ciascuno verso gli altri tre, a riprova che almeno il fair-play ha già vinto.
È però toccato a Ignazio Artizzu, consigliere regionale, presidente provinciale di Fli e già coordinatore provinciale del Pdl rompere il ghiaccio, e a provocare, volutamente la prima risata in sala. È successo quando il candidato del partito di Fini ha detto che «questa è una città dove si investe poco perché oppressa da alcune situazioni forti rappresentate da persone di cui però non conosco i nomi». Artizzu ha continuato ricordando come una macchina burocratica lenta ed elefantiaca favorisce di per sé chi è già tutelato ed è forte, «non certo i cittadini comuni», e poi un cenno all’opzione nautica, «per realizzare il sogno di capitale del Mediterraneo la città deve sfruttare le ricchezze del mare». Se il candidato di Fli parla di poteri forti, Zedda esordisce ricordando che i “de minimis” sono uno strumenti utili, ma non possono «essere usati solo per realizzare bar. C’è bisogno di un confronto con le categorie produttive, per evitare che i soldi che arrivano siano spesi bene e che quelli ottenuti non si perdano, mi riferisco alle zone franche urbane. Ma il vero punto di fallimento di questa amministrazione è stato il centro storico: invece di fare interventi personalizzati, abbattiamo la Tarsu, riduciamo l’Ici per gli artigiani».
La critica. Da Fantola non una critica diretta al passato prossimo, e al presente, ma uno sguardo in avanti, che cerchi di rispondere «alla assenza di lavoro, qui e altrove, pensando all’ambiente, all’alta tecnologia e al turismo. Tutte le nostre iniziative - ha detto - devono essere figlie di questa nuova concezione dello sviluppo della città. Naturalmente per realizzare questo sogno, questa grande trasformazione, c’è bisogno della Regione. Noi dobbiamo fare la nostra parte, snellendo i regolamenti, facendo della Marina un vero centro commerciale artigianale, visto che l’esperimento della ztl ha prodotto effetti positivi». A scompigliare le carte ci ha pensato Claudia Zuncheddu, quando ha ribadito che «questa città ha vissuto su pilastri deboli alle fondamenta. La grande distribuzione ha imperato e gli amministratori ne sono stati vittime, se non spettatori passivi. Piange il cuore vedere le piccole attività commerciali chiduere una dopo l’altra, con i negozi del centro che chiudono e riaprono sotto nuove spoglie. Il Comune sinora ha fatto il notaio, ma non è questo il suo compito, deve semmai riequilibrare le storture economiche e sociali, impedire che si creino i ghetti, che nascono oltre la cinta muraria storica. Quando un piccolo commerciante o imprenditore raggiunge il suo pur misero finanziamento, l’amministrazione lo abbandona, per questo serve una defiscalizzazione mirata ma significativa».
Dopo il primo turno, la raffica delle domande dirette. Fausto Massacci del circolo “Ghigo Solinas” chiede lumi sulla tassa di scopo, Cinzia Frau, del cirolo Giovane Italia parla del Poetto e sogna Rimini (provocando risate e brusii imbarazzanti), mentre Luca Frongia dell’associazione “Terre di Mezzo” chiede se esisterà in futuro un piano locale per i giovani.
Il futuro. Zedda ha ribadito che la «Tarsu è da cambiare, si paga troppo per un servizio inadeguato; io non voglio più tasse, voglio che quelle che si riscuotono oggi vengano usate per fini particolari, magari mettendo a correre i giovani, con le loro idee, come fanno altre Regioni. Abbiamo perso occasioni uniche e una marea di soldi con le proposte della precedente giunta regionale, dal Betile al Campus, alla riqualificazione di Sant’Elia, in cambio non abbiamo creato alternative che rendano riconoscibile Cagliari. Il futuro? Non certo alberghi al Poetto, semmai rendere abitabili i grandi palazzi comunali in centro, occasione unica per far rivivere il cuore della città con i turisti». Sono state le ruggini del passato le uniche occasioni di “confronto” con Fantola, che ha criticato la «scelta dei musei-simbolo. In giro per l’Europa ci sono i musei delle archistar, tutti uguali, tutti conformisti, tutti inutili. Io sono contro la tassa di scopo, basta tasse, e non è vero comunque che la Tarsu da noi è più cara che altrove (difesa partecipata del “suo” assessore all’ambiente Gianni Giagoni, ndr), semmai serve un nuovo modello di costruzione delle decisioni, basato sul consenso. Se sarò eletto chiederò che i cittadini valutino la pubblica amministrazione, che possano conoscere in tempo reale tutte le decisioni che il Comune assume e che partecipino ai processi decisionali veramente». Un modo molto diplomatico per distinguersi dal presente, e dal passato prossimo.
Claudia Zuncheddu rilancia sul Poetto. «Perché lo avete distrutto?», dice rivolta alle prime file, «perché in questi anni c’è stata una ricerca pervicace nel distruggere i valori identitari di questa città, dal Poetto a Tuvixeddu? Lo dico a voi piccoli imprenditori e commercianti, che in questi anni avete dovuto subire le gabelle di una amministrazione capce di imporre la tassa sull’ombra, una gabella medievale che ha pochi precedenti?».
Gli applausi. Qui scatta l’applauso di presenti, equamente divisi tra i quattro candidati, con una leggera prevalenza forse per il candidato del centrosinistra, che diventa più convinto quando la Zuncheddu chiude profetica. «questa è una città che un giorno dedica una via a Ubaldo Badas, grande architetto e l’altro o distrugge le sue realizzazioni (via Milano) o le annega in una mare di degrado (ospedale Marino). Il confronto continua. C’è tempo per l’intervento di Artizzu, che fa riferimento alle possibilità che l’amministrazione deve creare per i più deboli, «quelli che non hanno grandi capitali, e che invece con il microcredito possono risolvere i loro problemi» e poi l’incontro con i quattro candidati termina dopo due ore di “interrogatorio”. Alla fine l’impressione è che nei desideri di tutti vi sia la voglia di dare un taglio al passato, ma senza dirlo, naturalmente.(g.cen.)