Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I sorrisi enigmatici e lontani di quattro semidei Birmani

Fonte: La Nuova Sardegna
14 aprile 2011

Cinquanta nuove opere in mostra da oggi alla Cittadella dei Musei




WALTER PORCEDDA

CAGLIARI. Una «modesta raccolta». Così, il 22 luglio 1914, la definì nella lettera all’allora sindaco del capoluogo regionale Ottone Baccaredda, in cui esprimeva l’intenzione di donare la sua straordinaria collezione di antichità e capolavori d’arte orientale, massimamente del Siam, l’antica Thailandia, dove per anni aveva stabilito, stimato e riverito, la sua base di lavoro alla fine dell’Ottocento. È quel Stefano Cardu, avventuroso cagliaritano imbarcatosi giovanissimo in una nave alla scoperta del mondo. Naugrafato in Estremo Oriente diventò ricco e rispettato anche nella Corte dell’Imperatore di quel lembo estremo di mondo. Citato anche, e più volte, nelle missive e nei ricordi del Principe di Torlonia che lo conobbe proprio nel Siam in occasione di una visita a Bangkok. Quella «modesta raccolta», donata a Cagliari e alla Sardegna, è nella realtà la più importante collezione del genere in Europa che ora, allestita in modo funzionale e raffinato si trova nel padiglione accanto alla Pinacoteca regionale all’interno del recinto della Cittadella. Fiore all’occhiello degli spazi museali regionali, gestito dalla Galleria Comunale d’arte diretta da Anna Maria Montaldo, dopo un periodo di chiusura riapre da oggi alle 19 al pubblico le sue porte arricchito a sorpresa da una consistente collezione d’arte birmana, battezzata «Un sorriso per Aung San Suu Kyi», in onore della politica birmana da sempre in lotta per i diritti umani.
Si tratta di una cinquantina di pezzi di grande pregio - tra opere statuarie in legno, bronzo, lacca e pietra, tra la fine del 1700 e il 1900, del Fondo Canese, giunte in città grazie a un comodato d’uso concesso dal proprietario. Opere che in qualche modo completano la già ricca esposizione museale (oltre alle opere di origine siamese ci sono pure degli inestimabili e preziosi avori giapponesi), dandole un respiro internazionale ancora maggiore.
E c’è da restare davvero catturati, per non dire folgorati, dall’apparizione regale e maestosa delle quattro statue in legno che accolgono il visitatore, appena varcata la soglia del padiglione. Quattro figure di «Nat», o semidei, che vigilano e proteggono gli uomini. Costruite in teak dorato e laccato, hanno abiti preziosi colorati di rosso e di giallo. Stessa sensazione di regalità e distacco dalle cose terrene ispirano anche i due Budda in calcite alle cui basi si ammirano dei rilievi con residui di colore. Numerose e di ricca fattura le immagini statuarie dei Budda, da quelle completamente laccate in oro alle altre colorate. Spicca per la posa intima eppure solenne la sposa di Siddharta dormiente con bambino come la teoria di monaci in tunica gialla e ciotole di offerte nelle mani. E ancora i libri manoscritti, i ventagli etc... che fotografano un Oriente magico. Quello che abbiamo sempre immaginato e l’altro sfuggente e lontano che ci guarda con un sorriso enigmatico.