Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

I giovani sardi tagliati fuori dalla politica

Fonte: La Nuova Sardegna
11 aprile 2011

Aule consiliari sempre più «vecchie»: su 375 sindaci solo 14 hanno meno di 35 anni




SASSARI. Entusiasti, istruiti, tecnologici. Ma ancora pochini. Nell’isola che si prepara a mandare alle urne 98 centri, il dato degli amministratori comunali sotto i 35 anni non brilla, nonostante gli sforzi dell’Anci e una pattuglia agguerrita di sindaci, assessori e consiglieri. Le fasce tricolori, anzitutto. Solo 14 su 375, e quasi tutte nei paesi più piccoli. «Eppure avrei detto che sono di più», dice Umberto Oppus direttore sardo dell’associazione dei comuni, responsabile della consulta giovanile e lui stesso baby sindaco quando venne eletto per la prima volta a Mandas. Sulle sue orme proseguono in pochi, a frugare nel rapporto che Cittalia, il centro ricerche dell’Anci, ha dedicato alla politica giovane e presentato tre giorni fa a Taormina.
Sono dati non incoraggianti nel complesso, e ancor meno nell’isola, dove la percentuale di fasce tricolori nate dopo il’76 non raggiunge il 4. Nel resto d’Italia supera il 6. Ogni 25 sindaci ce n’è uno imberbe, con qualche ragazzino alle prime armi e alcuni «veterani». Come Lorenzo Pau, 32 anni, alla scadenza del secondo mandato: «La forza, le idee, l’energia ci sono - dice -, il problema è superare certi atteggiamenti di prevaricazione e logiche da noi ancor più radicate».
Dei magnifici 14 solo 3 sono donne (a capo dei Comuni di Onanì, Lei, Torpé), 2 hanno appena un quarto di secolo, uno (Omar Hassan, sindaco di Modolo) è di origini egiziane. Tra sindaci, vice, assessori e consiglieri gli under 35 sono 860, il 21% del totale sardo e in linea col dato nazionale. La fiducia che i cittadini hanno riposto in loro è quella di una porzione di elettori comunque ridotta: «I numeri non mi meravigliano - commenta Tore Cherchi, ex numero 1 dell’Anci Sardegna e ora presidente della Provincia del Sulcis -: gli spazi per la gioventù sono ostacolati e c’è troppa fissità nel ricambio, soprattutto dei sindaci perché nelle giunte gli elementi di novità ci sono. E con essi la cultura e le visioni tipiche di tempi nuovi. Ma la politica rispecchia ciò che accade nella società». E in un Paese in cui i deputati sotto i 35 anni al momento dell’elezione sono il 2 per 100, e in cui il Governo ha un’età media tra le più alte al mondo, il dato sardo non stupisce. Nell’isola i 22 vice, i 197 assessori, i 627 consiglieri sono concentrati nei centri più piccoli, e neanche questo contraddice le cifre complessive: 9 sindaci su 14 sono a capo di centri sino a duemila abitanti, solo uno in una città oltre diecimila, Siniscola.
Sono tutti almeno diplomati, i baby sindaci, e portano una dote che non può che diventare più pesante: il 26% degli 860 ha una laurea, percentuale superiore a quella degli over 35, che sono però oltre 3mila. Le quote rosa, invece, sono l’unica notizia completamente positiva: se le prime cittadine sono poche, negli altri ruoli oltre un terzo è donna. Ben oltre, almeno in questa voce, la media nazionale. Le donne hanno nei Comuni della penisola una rappresentanza ancora scarsa, e inferiore a quella del Parlamento, ma nell’isola il trend è positivo: il 36% dei consiglieri al femminile (cioé il doppio dei colleghi maschi) è under 35, il 33 per gli assessori, il 24 per i vicewsindaco. E anche il 7% sulla poltrona più alta, seppur corrispodente a un numero esiguo, è da considerare positivo: «Spero che siano sempre di più, da maggio - dice Marcella Chirra, sindaco di Lei -: giovani e donne portano profumo di novità».
L’aspetto più radicato sembra dunque essere quello dell’elezione dei giovani, ed è quello cui la consulta apposita dell’Anci si è dedicata nei tre incontri organizzati in diverse zone dell’isola nell’ultimo anno: «Si tratta pur sempre di una statistica - dice Oppus - e l’attenzione riservata all’argomento dalla convention di Taormina dice che la voglia è quella del cambiamento. Dopo le elezioni, proseguendo nel nostro progetto, tenteremo di attuare un rinnovamento anagrafico e culturale, perché i giovani garantiscono qualità, oltre che entusiasmo». Quella che Cherchi definisce «indispensabile», chiosando dati «negativi e da invertire. Ma sarà un’impresa». Del resto, 361 over 35, di cui una buona fetta tra i 50 e i 60, non sono pochi.

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