Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Dall'Enac un parere non richiesto»

Fonte: L'Unione Sarda
4 aprile 2011

 

Secondo il presidente del Cagliari a Santa Caterina sono state già autorizzate volumetrie per 300 mila metri cubi

Cellino contro Riggio: basta pregiudizi, applichi le norme  
Vedi tutte le 3 foto «Se non mi sbrigo a rientrare da Miami nemmeno l'aeroporto ci trovo più, a Cagliari». Preferisce buttarla sul ridere, il presidente Cellino e parla di «pesce d'aprile arrivato con qualche ora d'anticipo», riferendosi a quanto il presidente dell'Enac Vito Riggio avrebbe detto in Parlamento a proposito del progetto per la Karalis arena in zona aeroporto.
Il dominus dell'ente per l'aviazione civile questa volta c'è andato giù pesante e (davanti alla commissione Trasporti della Camera) ha, forse provocatoriamente, voluto ribadire che a Santa Caterina non c'è posto per il nuovo impianto del Cagliari calcio: «Piuttosto che autorizzare il nuovo stadio chiudo l'aeroporto».
Dovremo scegliere tra vedere comodamente la partita e atterrare a un passo da Cagliari?
«Ma non scherziamo, non facciamoci distrarre da discorsi che non hanno fondamento. Né giuridico, né logico».
Ma l'Enac ce l'avrà il diritto di dire qualcosa su quanto avviene in zona aeroporto?
«L'Enac agisce all'interno di un quadro normativo che è chiaro e non in base agli umori di qualche suo dirigente. Ci sono dei passaggi stabiliti dalla legge. E nessuno di questi prevede la minaccia, senza senso, di chiudere uno scalo in caso di opere realizzate secondo quanto previsto dal quadro legislativo in vigore».
Perché queste parole così dure, secondo lei?
«Non è mio compito interpretare le parole ma solo gli atti formali. Se l'Enac ritiene che il Cagliari calcio, il Comune e la Regione stiano agendo al di fuori della legge, lo dica chiaramente».
In verità dicono solo che nessuno tiene conto della loro contrarietà al progetto.
«La vicenda è di una nitidità straordinaria: nell'agosto scorso hanno rilasciato un parere scritto che il Comune di Elmas non aveva mai chiesto. Perché lo hanno fatto? Già questa è una cosa che dovrebbe far riflettere».
Non possono averlo fatto perché sono preoccupati per la sicurezza?
«La sicurezza non è affidata alla loro sensibilità personale ma a un piano che la legge del 2008 ha previsto proprio per togliere a ognuno degli enti coinvolti una propria discrezionalità nel valutare i progetti. È il nostro caso, è evidente».
Sta dicendo che l'Enac sta agendo in modo arbitrario?
«Non c'è nessuna azione, ma solo dichiarazioni pubbliche del presidente e di qualche dirigente. Ma prima o poi dovranno spiegare perché nell'area, di proprietà del Cagliari calcio, dove altri volevano realizzare volumetrie per 300 mila metri cubi, possono nascere centri commerciali, residenze sanitarie per anziani, uffici e centri direzionali e non uno stadio».
Da dove tira fuori questi numeri?
«Dal piano regolatore che oggi è in vigore per il comparto di Santa Caterina, guarda caso finito nel mirino della Sogaer (la società di gestione dello scalo di Elmas), approvato nel 2008 e mai contestato dall'Enac. Riggio vuol forse sostenere che i pericoli per un centro commerciale, che sarebbe frequentato 16 ore su 24 ogni giorno, sarebbero inferiori che per un impianto sportivo che aprirerebbe per tre ore ogni due settimane?».
Sa che sono in tanti a ritenere che la Karalis Arena così vicina all'aerostazione sia pericolosa?
«Ma questi signori lo sanno che abbiamo spostato la localizzazione dello stadio nella parte di terreno che è più lontana dalle piste di atterraggio e decollo? La verità è un'altra: si vuol fare del terrorismo mediatico per impedire a un'azienda sarda di esercitare un suo diritto».
Come se n'esce?
«Ritrovando la serietà e seguendo le norme. Quando sarà il momento credo che il Comune di Elmas e la Regione si rapporteranno anche con l'Enac. Ma basta blandire inesistenti problemi di sicurezza. I cieli di Cagliari sono tutti i giorni attraversati da aerei. E tutti quelli che ci passano sotto sono potenzialmente in pericolo, sia che si trovino accanto alle piste che in pieno centro cittadino».
ANTHONY MURONI