Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il girasole di peluchee la primaveradel clochard buono

Fonte: L'Unione Sarda
25 marzo 2011

LA STORIA. Via Carloforte

 Parlare di clochard, senza tetto, barboni non è mai facile: significa addentrarsi in un terreno dove è labile il confine tra tolleranza e intolleranza, compassione e ipocrisia, buoni sentimenti e disprezzo per chi ha scelto, o è capitato, in una vita diversa. In via Carloforte, davanti a una saracinesca sempre chiusa e riparata da un balcone che sovrasta un misero rettangolo di marciapiede, vive Giancarlo (con questo nome è conosciuto nel quartiere). Ha scelto questa “casa” da oltre dieci anni. In zona lo conoscono tutti. Ma da quando condivide il suo piccolo spazio con altri senzatetto la situazione sembra essere peggiorata.
Una residente della zona parla di escrementi sui marciapiedi, «fetori insopportabili al passaggio dei pedoni e degli abitanti dei palazzi vicini». La signora racconta di avere già chiesto l'intervento del Comune due anni fa. «I servizi sociali hanno risposto prontamente ma dopo poco tempo l'uomo era di nuovo qui», spiega, «a volte sono in tre o quattro, non fanno male a nessuno, ma la sera spesso bevono e alzano la voce». I volontari si alternano per fornirgli cibo e assistenza mentre il Comune periodicamente ripulisce la zona.
Per molti Giancarlo è parte del quartiere. In generale nei suoi confronti prevale un sentimento di tolleranza se non di affetto. Qualcuno prova a raccontare stralci della sua storia, un puzzle di cui si sono persi molti pezzi ma che fa intuire il dolore di una scelta drastica, e spesso incomprensibile, come quella di vivere per strada: c'è chi dice che Giancarlo abbia una piccola pensione e familiari che ogni tanto provano a dargli una mano. Una madre e una figlia spiegano che il clochard non ha mai dato fastidio.
Un commerciante racconta di quando uno dei suoi amici si è sdraiato sull'asfalto bloccando il traffico. Poi ci sono i litigi verbali con gli operai che lavorano nella palazzina di fronte. Un negoziante spiega che quasi ogni giorno Giancarlo chiama il 118 per farsi visitare. Molti, senza nascondere il disagio, confermano che ora beve di più e si cura meno. I dipendenti di un market, dove passa parte della giornata, confermano il peggioramento della situazione da quando ha scelto di «frequentare le persone sbagliate», tossicodipendenti che spesso infastidiscono la clientela. Ma lui è affezionato al quartiere: «La gente mi tratta bene». Nella saracinesca ha sistemato un peluche a forma di girasole: «Qualcuno l'ha buttato via e l'ho preso con me. La primavera è arrivata anche qui».
CARLA ETZO