Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Riprende il vento indipendentista

Fonte: La Nuova Sardegna
25 marzo 2011



Claudia Zuncheddu, da Simon Mossa all’impegno per i bimbi africani



CONOSCIAMOLI MEGLIO La storia delle pasionarie candidate a sindaco nell’area dei quattro mori

ROBERTO PARACCHINI

CAGLIARI. Per anni ha partecipato alla Parigi-Dakar, medico, specialista in malattie tropicali, amante dell’Africa (nel Tuareg cura un progetto di alfabetizzazione per 700 bambini), consigliera comunale e regionale, Claudia Zuncheddu ha unito quasi tutti gli indipendentisti.
Complice il leader dell’Irs Gavino Sale, l’arcobaleno degli indipendentisti si è ricompattato sul nome di Claudia Zuncheddu-sindaco di Cagliari. Prima ha militato nel Psd’az, poi nei Rossomori (di cui era presidente e da cui è uscita di recente), infine la consigliera Zuncheddu è diventata punto di coagulo di tutti i devoti alla bandiera dei quattro mori (come da articolo a fine pagina). Ma il cuore di Zuncheddu ha almeno tre passioni, oltre alla politica indipendentista, ci sono la medicina e l’Africa.
Antoni Simon Mossa è «il mio punto di riferimento culturale - spiega - conosceva sette o otto lingue, leggeva e scriveva in arabo. Più Simon Mossa viaggiava, più si rendeva conto quanto fosse importante per noi il recupero del sardo: è stato un intellettuale cosmopolita e fortemente legato alla Sardegna, e all’idea indipendentista». Secondo Mossa la fine del «processo di colonizzazione italiana» potrebbe aversi attraverso il socialismo e l’indipendenza dell’isola. Da qui la decisione di «accettare la proposta di Gavino Sale, che ha unito il fronte indipendentista», spiega Zuncheddu.
Il secondo amore è la medicina: la consigliera regionale è medico di base in Castello e a Sant’Elia, ovvero in due rioni che rappresentano due anime importanti di Cagliari. La prima (quella di Castello), dove Zuncheddu abita, un tempo cuore della nobiltà cittadina, oggi è un quartiere che cerca una sua strada tra disinteresse dell’amministrazione e timidi tentativi di recupero e rivitalizzazione commerciale. L’altra (Sant’Elia) è da sempre la «coscienza infelice» della città: rione nato come ghetto negli anni Sessanta del secolo scorso, è da sempre oggetto di progetti, per lo più disattesi. Due luoghi dove un medico serio ha modo di conoscere e capire molte cose.
Con l’Africa, Zuncheddu ha sempre avuto un rapporto privilegiato, che l’ha portata da un lato alle gare automobilistiche della Parigi-Dakar e dall’altro («e soprattutto») all’impegno sociale. In particolare con la popolazione dei Tuareg del Mali (bergeri africani che vivono nomadi nel Sahara). «Tutto era cominciato da quando venni chiamata per curare il vecchio re dei Tuareg Aboubacrine - racconta - poi ne diventai amico e allora ideammo un progetto per la scolarizzazione dei bimbi. Oggi siamo arrivati alla quinta classe. E gli alunni sono 700». Claudia Zuncheddu, classe 1951, ha preferito non avere discendenti naturali: «I bimbi africani e tutti quelli abbandonati sono i miei figli».