Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto, le aree restano demaniali

Fonte: La Nuova Sardegna
24 marzo 2011



Il Tar non ha accordato all’impresa la sospensiva della delimitazione




CAGLIARI. Niente sospensiva per la delimitazione delle aree del porto canale chiesta dai difensori della società Nuova Saci il cui terreno comprato dal Cacip, il 24 giugno scorso è finito entro il perimetro delle aree di interesse per lo sviluppo del porto. I giudici del Tar cui si è rivolta la società attraverso i suoi avvocati non hanno né respinto né accolto la richiesta di sospensiva di Nuova Saci e hanno rinviato tutto al giudizio di merito. La delimitazione, quindi, resta operante, mentre si aspetta che i giudici decidano su una questione diversa: la materia sottoposta dai privati al tribunale amministrativo non sarebbe di competenza del Tar bensì del giudice ordinario. Ieri il Tar non si è espresso sulla richiesta di sospensiva soprattutto per quest’ultimo problema: la mancanza di giurisdizione non può essere affrontata in una sede dove si discute di provvedimenti cautelari, che devono eventualmente evitare un danno, ma dove non si entra nella sostanza della questione. La Nuova Saci da una parte, la Capitaneria di porto che ha delimitato le aree dall’altra, ieri i difensori di quest’ultima (gli avvocati dello Stato) hanno fatto presente che comunque non sussistevano i requisiti per un provvedimento di sospensione perché Nuova Saci non ha in corso di realizzazione opere che, con la delimitazione, non possono andare avanti. Il tema della giurisdizione è nato perché Nuova Saci (e prima ancora Grendi) si sono rivolti al Tar rivendicando la piena proprietà delle aree contro la decisione della Capitaneria di ricomprenderle (e quindi di toglierle ai proprietari) nella delimitazione del porto canale. Il punto è che, secondo quanto ha sostenuto anche l’avvocatura dello Stato, quando c’è in discussione un titolo di proprietà, il giudice che lo deve accertare è il giudice ordinario (civile). Le aree demaniali, infatti (spiegava l’avvocatura dello Stato), non diventano tali per decisione della Capitaneria, ma sono già per loro natura demaniali e la delimitazione non fa altro che accoglierle nell’alveo delle aree di servizio allo sviluppo del porto. E’ il giudice ordinario, quindi, che deve affermare se questi terreni oggi siano davvero di proprietà privata oppure che non potevano diventare tali perché pubblici per loro natura. Una questione di impatto per l’economia del porto: il contenzioso blocca i passi successivi, tra questi anche la gara internazionale per la gestione della zona franca. E’ un problema per i quattro imprenditori privati che hanno comprato i terreni dal Cacip (il dubbio è se l’ente li potesse vendere), è un problema per l’autorità portuale che dopo l’approvazione del piano regolatore portuale deve procedere alla messa in moto di Free Zone, il gestore della zona franca. (a.s.).