Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Su Stangioni, quartiere negato

Fonte: La Nuova Sardegna
21 marzo 2011



Tutto fermo a distanza di cinque anni e mezzo dalla prima domanda



L’area vicina alla motorizzazione tra la 554 e la 131 è stata acquistata negli anni passati da oltre 150 privati

GIUSEPPE CENTORE

CAGLIARI. Doveva diventare il fiore all’occhiello di questa amministrazione comunale, attenta all’edilizia economica e popolare, e ad evitare lo spopolamento della città verso le sue periferie.
Si è trasformato invece nella metafora dell’inazione del Comune e dei suoi uffici, protagonisti solo di un balbettio burocratico. Il risultato finale è che anche questa consiliatura vedrà archiviata la pratica “Su Stangioni”, a meno di un poco credibile impeto produttivo del consiglio e della maggioranza a poche settimane dal tutti a casa.
L’area tra la 554 e la 131 bis, vicino alla Motorizzazione civile, è stata negli anni passati oggetto di acquisti di piccoli proprietari, associati in cooperative (la 13 gennaio e la Sirio, aderenti alla Confcooperative) privati intenzionati a costruirsi la propria casa o quella per i figli. Nessuna casa di lusso, anzi la metà delle volumetrie dovevano essere destinate a soggetti in grado di realizzare edilizia economica e popolare. «Me ne occupo io», aveva detto Floris nella precedente campagna elettorale, «è un piano che andrebbe preso a modello», aveva ribattuto l’assessore all’urbanistica Giovanni Maria Campus. Tutto vero, tutto fermo. In quella zona il puc prevedeva circa 300mila metri cubi, un decimo di commerciali, 116mila di economica e popolare, 140mila di residenziale e un parco urbano di 6 ettari. Su quest’ultimo punto l’interesse della amministrazione era massimo, perché il verde in quell’area avrebbe fatto salire il rachitico indice ambientale del Comune. L’intero progetto aveva attirato l’interesse dell’amministrazione, sia per le sue dimensioni, imponenti, sia per la filosofia di fondo “creiamo occasioni abitative in città e cerchiamo di intertire la tendenza allo spopolamento”, che per le caratteristiche tecniche. In quell’area i progettisti avevano provato a declinare il principio della sostenibilità ambientale in quattro temi: l’orientamento degli edifici (lungo l’asse est-ovest per sfruttare al massimo la luce), la sostenibilità sociale (mischiando gli edifici residenziali con quelli di edilizia economico e popolare, per non creare sottoquartieri ghetto), mobilità integrata (che evita il contatto tra i mezzi privati, i trasporti pubblici e i pedoni, ponendo i primi due nel sottosuolo) e soprattutto strategie di risparmio energetico integrate (fotovoltaico, solare termico, serre bioclimatiche, impianto geotermico, raccolta dell’acqua, illuminazione pubblica di ultima generazione).
Acquistati i terreni, presentati i progetti, avviando scambi e pareri con gli uffici, la pratica, cinque anni fa sembrava sul punto di essere licenziata. E invece è ancora al palo. La commissione edilizia arriva al punto di bocciare il parere favorevole finale degli uffici, utilizzando espressioni del tipo «proposta formalmente e tecnicamente non adeguata e funzionale ad un coerente processo di sviluppo urbano». Tutto ciò avveniva tre anni fa. Poi sotto la spinta del’assessore Campus i progettisti avevano predisposto un Master Plan per tutti i 200 ettari della piana, e questa procedura, che conteneva al suo interno anche il piano attuativo dei 19 ettari, veniva invece approvata. Insomma, il Comune invece di procedere per linea retta fa fare un enorme giro burocratico alla pratica, facendola fermare comunque prima del traguardo.
C’è della logica in questa follia amministrativa? È quello che temono i proprietari dei terreni, consapevoli che in questi anni il risultato dell’inazione dell’amministrazione abbia favorito solo i grandi gruppi immobiliari.