Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Note di contrabbando Canta Peppe Servillo

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2011


«Oggi regna l'immagine: la parola è emarginata»

Stasera per “Forma e poesia nel jazz”
un sentiero segreto tra Paesi e culture

Veleggia tra canzone d'autore, poesia, jazz, seduzioni sudamericane e mediterranee e oggi alle 21 il trio formato da Peppe Servillo, cantante e leader degli Avion Travel, Javier Girotto, sassofoni, Natalio Mangalavite, pianoforte, approda al Teatro Massimo di Cagliari per inaugurare la rassegna “Forma e poesia nel jazz” curata da Shannara, introdotta, alle 19.30, dalla mostra fotografica dedicata a Roberto Aymerich, scomparso prematuramente la scorsa estate, e dall'appuntamento “Aperitivo in rosso” che permetterà al pubblico di degustare vini e prodotti tipici sardi in compagnia dei musicisti che di lì a poco saliranno sul palco. «È un progetto a cui tengo molto. Un viaggio che avvicina le nostre culture. Faremo ascoltare i brani dei dischi incisi finora, “L'Amico di Cordoba” e “Fùtbol”», afferma Servillo: «Il primo, lo presentammo a Cagliari durante l'Expo Jazz del 2004 e nel 2006 a Berchidda per Time in Jazz». Anni non certo lontani, dove il mondo della cultura e dello spettacolo viveva un momento però più felice dell'attuale. I 27 milioni di euro sottratti al Fus la scorsa settimana e l'annuncio del congelamento di altri 50, rappresentano l'ennesimo mattone levato a un edificio che sta per crollare. «Un taglio pesantissimo», aggiunge il cantante casertano: «Se volessimo considerare la cultura solo come un fatto economico, dovremmo allora ricordare che in molti altri Paesi è una fonte importante di reddito».
Oggi si festeggiano i 150 anni dell'Unità d'Italia, anche se poi non riusciamo a essere uniti neanche in occasione di questa ricorrenza.
«Penso che molte posizioni siano strumentali e vengono esternate senza avere una reale conoscenza della storia del nostro Paese».
L'industria del disco è alla canna del gas ma per un artista sopravvivere oggi senza una casa discografica è più facile che in passato…
«Sicuramente, ora è tutto più semplice anche sotto il profilo tecnico. Gli studi domestici, ad esempio, hanno una professionalità molto alta. Ci sono società specializzate nella distribuzione, che attraverso Internet fanno girare bene il prodotto finale».
Che pensa un artigiano della musica come lei della fabbrica dei talent-show?
«I talent sono al servizio della televisione e non della musica. Per il resto, non mi va di esprimere giudizi su chi partecipa a queste trasmissioni».
Ascoltare canzoni che durino nel tempo è diventato sempre più difficile: crisi degli autori o cos'altro?
«Coltivare un autore costa sacrifici ed è un progetto a lunga scadenza. Autori importantissimi della nostra canzone sono stati allevati per lungo tempo dalle case discografiche, mentre oggi non funziona più così: è tutta una riproposizione. Non si accetta che ci sia una creazione originale da parte di un artista giovane e nuovo. È bandita la ricerca e si preferiscono gli standard, contenuti che magari assicurano un successo immediato ma non duraturo».
Lei usa le parole, ci crede, le ama. Non sono però proprio le parole ad aver perso oggi la loro forza?
«Ormai la comunicazione visiva ha preso il sopravvento. La parola, che in sé porta il dubbio e quindi il pensiero, viene emarginata».
Suo fratello Toni ha dichiarato che, potendo tornare indietro, non farebbe l'attore e il regista, ma il direttore d'orchestra: lei, invece?
«Farei quello che faccio ora, anche se mi sarebbe piaciuto studiare musica al Conservatorio».
CARLO ARGIOLAS