Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Sant'Elia, la crisi crea clientelismo»

Fonte: L'Unione Sarda
18 marzo 2011


Allarme occupazione: parlano il direttore della Caritas e l'ex direttrice del Lazzaretto

Don Lai: nessuna politica di sviluppo, giovani scoraggiati

Il parroco di sant'Elia, don Paolo Corgiolu, non parla: «Preferisco stare in silenzio». Parla il suo predecessore, Marco Lai. Ma lo fa in veste di direttore della Caritas diocesana ancorché profondo conoscitore del quartiere. «Il problema di questa città è la mancanza di lavoro, accentuata dall'assenza di progetti di sviluppo reali e dall'assenza totale di prospettive. Se ci pensate, le uniche opportunità sono offerte dai cantieri di lavoro, che offrono occupazioni di pochi mesi, sottopagate e spesso senza contributi previdenziali. Solo le politiche sociali arginano il tracollo, ma creano dipendenza. Se non si crea sviluppo non si creano persone libere e allora si va a bussare dal politico per disperazione».
CRITICHE DURE È una critica indiretta all'amministrazione comunale uscente quella mossa dall'ex parroco di Sant'Elia, oggi a Sant'Eulalia. Ed è anche la presa d'atto di una crisi peggiore di quella di cinque anni fa, con tassi di disoccupazione nel quartiere superiori al 50 per cento. Da qui nascono il circuito perverso delle clientele, le guerre tra poveri. Come quella raccontata ieri da Massimiliano Tomasi, il disoccupato incensurato che ha denunciato di avere da anni difficoltà a trovare occupazione, contrariamente a chi «conosce il politico giusto e a chi fa parte di una categoria protetta, pregiudicati compresi».
Per Marco Lai spesso si tratta di luoghi comuni. Ma non per questo il problema è meno serio, anzi. «L'atteggiamento di quel ragazzo è di sfiducia perché l'assenza di lavoro crea ansia e il disoccupato bussa dappertutto sperando in un aiuto di chi glielo promette, spesso in buona fede. Sarebbe interessante mettere a confronto i candidati sindaci sui progetti veri di sviluppo, sulle politiche della casa, sui bisogni veri della gente. Perché a mio avviso la situazione può esplodere da un momento all'altro. Non voglio fare il pessimista ma ricordo che le rivoluzioni, anche le ultime in nord Africa, sono nate per il pane». Eppure le occasioni, per Sant'Elia, ci sono state: «Il porticciolo, il museo Betile, la valorizzazione del promontorio in chiave turistica, ma non sono state sfruttate».
IL CASO LAZZARETTO Daniela Piras, per quasi nove anni direttrice del Lazzaretto, dà la stessa lettura: «Se si fossero attivati i cantieri delle opere previste ci sarebbero state opportunità di lavoro per chi ha sbagliato e non ha un mestiere e anche per chi non ha sbagliato. Ma qui mancano prospettive di sviluppo e le frasi di quel ragazzo sono il grido di dolore di chi non vede speranze. Ma quelle parole sono anche un segno di grande dignità, dell'orgoglio di chi vuole farcela senza l'aiuto di nessuno e senza sbagliare. E Sant'Elia è piena di persone così».
IL RISCATTO Piras, 210 voti alle elezioni del 2006 con la lista Centro giovani che ha sostenuto Emilio Floris, è stata a capo di una cooperativa che ha dato lavoro a cinquanta ragazzi del quartiere e ne ha formati altri settanta. «Quella coop da dieci anni porta la bandiera del riscatto. Il Lazzaretto è un ottimo centro culturale grazie a ragazzi e ragazze di Sant'Elia, alcuni con un passato difficile, che hanno avuto un'opportunità di riscattarsi e l'hanno presa. Quando hanno iniziato non sapevano che cosa fosse un museo: hanno imparato a fare gli allestimenti, a restaurare, hanno appreso le tecniche dell'accoglienza. E grazie alle nostre referenze qualcuno ha trovato lavoro vincendo anche i pregiudizi che non muoiono mai. Quelli di chi dice “Sei di Sant'Elia, non mi fido”».
Piras, vive a Sant'Elia da 25 anni e oggi si occupa di emarginazione e disagio con l'associazione Ausilia. «L'aiuto del politico? Spesso è un luogo comune, altre volte è vero. Ma i politici possono fare molto meno di quanto si pensi. Se sono capaci possono creare occasioni di sviluppo, semmai».
FABIO MANCA