Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Un coro unito su Tuvixeddu: «Quella sentenza riaccende le speranze di salvaguardia»

Fonte: La Nuova Sardegna
7 marzo 2011



Da Sardegna Democratica agli ambientalisti tutti soddisfatti Un futuro per i beni archeologici. «Così il colle si potrà salvare»




CAGLIARI. «Con la sentenza del Consiglio di Stato che sulla vicenda di Tuvixeddu dà ragione alla Regione e al piano paesaggistico l’isola registra una giornata storica»: è il commento di Sardegna Democratica, l’associazione che fa riferimento all’ex presidente Soru, dopo la decisione dei giudici di palazzo Spada destinata a fermare i bulldozer che minacciavano il paesaggio storico-archeologico dei colli cagliaritani.
«Un paesaggio culturale identitario - si legge sul sito dell’associazione, che ha partecipato alla controversia amministrativa insieme a Italia Nostra e alla Regione - uno dei più importanti dell’isola è stato finalmente restituito ai cittadini, al popolo, a tutti noi. Questa sentenza è un raggio di luce nelle tenebre della speculazione».
Stefano Deliperi del Gruppo di Intervento Giuridico, ‘nemico’ storico del piano Coimpresa per Tuvixeddu, si dichiara «estremamente felice per questa sentenza, che spiana la strada a una seria definizione della questione Tuvixeddu». Per Deliperi è ora che «l’attuale amministrazione regionale, il comune di Cagliari e il privato si rendano conto che su quel sito non possono essere coltivate aspirazioni edificatorie». Deliperi attende ora l’ultimo pronunciamento del Consiglio di Stato sulla validità dell’autorizzazione paesaggistica generale che sta alla base dell’accordo di programma del 2000: «Se arriverà, come speriamo, una decisione favorevole il colle sarà finalmente salvo, ma già ora possiamo dire che questo bene inestimabile ritorna nel patrimonio pubblico».
Sulla stessa linea la responsabile giuridica di Italia Nostra Maria Paola Morittu («una sentenza che ci riempie di gioia») e il capogruppo della commissione ambiente del Senato Roberto Della Seta (Pd), che insieme a Fabio Granata (Fli) si è battuto a lungo in difesa dell’area archeologica chiedendo un intervento di vincolo al ministro dei Beni culturali: «Questa sentenza è un’ottima notizia che ridà futuro a questo straordinario patrimonio archeologico, paesaggistico e culturale. Adesso - ha aggiunto il parlamentare - chi deve decidere ha tutti gli strumenti per far prevalere l’interesse generale alla difesa di un prezioso bene comune, rispetto all’interesse privato di chi vuole cementificare il colle».
Soddisfazione anche da parte di Legambiente Sardegna, secondo la quale «poichè attualmente si mantiene quanto prescritto dal piano paesaggistico regionale con questa sentenza tutto quanto era previsto nell’accordo di programma del 2000 dovrà essere sottoposto alla verifica di compatibilità paesaggistica».
Per Massimo Zedda, candidato sindaco di Cagliari per il centro-sinistra «la sentenza su Tuvixeddu segna un passaggio fondamentale per il futuro della città e si afferma il concetto che la tutela dell’ambiente, del paesaggio e del patrimonio storico possa rappresentare un nuovo modello di sviluppo».
«Registriamo con soddisfazione la legittimità della tutela introdotta dalla giunta Soru con anche la garanzia del Ppr - è il commento dei consiglieri comunali del Pd, Marco Espa e Ninni Depau - perchè di tipo paesaggistico e blindata anche dal codice Urbani. Ma quello che ci preme sottolineare è il fallimento della classe dirigente di questa città, incapace di capire che non bastava trincerarsi dietro l’interesse di una parte, lo stesso errore fatto con lo scempio del Poetto».

 

Per la società la pronuncia del Consiglio di Stato «non incide sulle opere in esecuzione»

Coimpresa: possiamo andare avanti




CAGLIARI. L’impresa impegnata nel «Progetto di riqualificazione urbana e ambientale dei colli di Sant’Avendrace» è sicura che la sentenza del Consiglio di Stato non inciderà «in alcun modo sulle opere previste dall’accordo di programma né tanto meno su quelle che la Nuova Iniziative Coimpresa ha attualmente in esecuzione». La sentenza, si legge in una nota della società, «ha semplicemente dichiarato legittima la perimetrazione originariamente prevista dal Piano paesaggistico regionale su un’ampia porzione della città (120 ettari circa), che ripete quella del vincolo paesaggistico del 1997. Tale sentenza non ha riguardato, né poteva riguardare, in quanto non oggetto dell’appello, il rapporto fra tale perimetrazione e il Progetto di riqualificazione urbana, meno che mai ha affermato che tale perimetrazione interferisca con l’esecuzione delle opere previste», che, al contrario, «sono consentite proprio dalle norme tecniche di attuazione del Ppr». Per Coimpresa l’intervento ricade infatti «nel regime transitorio previsto dall’articolo 15 delle norme tecniche di attuazione del Ppr che consente di realizzare gli interventi approvati e con convenzione efficace alla data di adozione del Piano paesaggistico regionale». La società cita il pronunciamento del Tar Sardegna che con la sentenza 84/2009, passata in giudicato, ha deciso sul ricorso con il quale Coimpresa aveva prudenzialmente impugnato il Piano paesaggistico, «ritenendo che NIC non avesse interesse all’annullamento del Ppr poiché l’articolo 15 delle sue norme tecniche di attuazione espressamente consentiva la realizzazione dell’accordo di programma e del relativo strumento urbanistico attuativo».
Infine Nuova Iniziative Coimpresa sottolinea che il Tar, con la sentenza «adesso annullata dal Consiglio di Stato solo per la parte impugnata dalla Regione, cioè quella relativa alla perimetrazione cartografica dell’area Tuvixeddu-Tuvumannu», aveva ritenuto «(in un capo della sentenza che la Regione non ha impugnato) che il Ppr “non si occupa degli accordi di programma”... “gli stessi seguono la disciplina che è loro propria a livello statale o regionale e, sul punto, niente viene modificato o regolamentato transitoriamente (dal Ppr): in effetti tali accordi, se sfociati in una disciplina urbanistica attuativa, sono fonte di vantaggi consolidati”».