Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Consiglio comunale, la corsa dei mille

Fonte: L'Unione Sarda
7 marzo 2011

Verso il 15 maggio. Candidature, strategie e costi della campagna elettorale per diventare sindaco o consigliere
L'investimento per essere eletti: da 5000 a 100 mila euro  
L'ultima volta l'Ulivo conquistò 11 seggi, Forza Italia 9 , i Riformatori 5, l'Udc 4, Alleanza nazionale 3 e uno tutti gli altri sino a completare i quaranta seggi a disposizione nell'aula del Consiglio.
L'ultima volta furono mille: 25 liste, civiche comprese, con 40 candidati ciascuna (buona parte a puro scopo riempitivo). L'Ulivo conquistò 11 seggi, Forza Italia 9 , i Riformatori 5, l'Udc 4, Alleanza nazionale 3 e uno tutti gli altri sino a completare i quaranta seggi a disposizione nell'aula consiliare di via Roma. Tutto fa pensare che il prossimo 15 maggio saranno di meno, se davvero non ci saranno le liste civiche collegate alle coalizioni.
Magari circa seicento, come nel 2001. In questo caso la possibilità di elezione aumenterebbe: in caso di mille candidati ce la farebbe uno su 25 se restassero i 40 posti e uno su 31 se fossero 32. Se i candidati fossero 600 ce la farebbe uno su 15 con il consiglio a 40 e uno su 19 con l'ipotesi a 32. A rendere variabili le percentuali c'è anche il numero di elettori (circa 143 mila gli aventi diritto) che andranno a votare (nel 2006 furono 95.871).
QUANTI VOTI Ma quanti voti saranno necessari per essere eletti? Posto che il numero varia a seconda del numero di candidati, degli elettori, della coalizione di cui si fa parte e della percentuale di voti ottenuta dal partito, si stima che quest'anno con meno di 500 voti non si vada da nessuna parte. Non ce la farebbero, per dire, big dei partiti come Edoardo Usai (401 voti nel 2006), Nanni Floris (368), Massimiliano Tavolacci (326), Ninni Depau (473), Massimo Zedda (490) o Francesco Ballero (363). Ogni partito e ogni coalizione sanno, con buona approssimazione, quanti seggi conquisteranno in caso di vittoria e in caso di sconfitta e su questo basano le loro strategie.
LE SPESE Si stima che la macchina elettorale garantirà alla città un business di dieci milioni di euro, tra spese dirette e indirette. Se si usa come parametro l'ultima campagna elettorale e lo si aggiorna con l'inflazione, si calcola che il costo medio di una competizione per un aspirante consigliere fluttua da 3 e 5000 euro mentre lievita a 100 mila per l'elezione di un sindaco (in questo caso i costi vengono ripartiti in misura variabile tra il candidato e il partito o la coalizione che rappresenta). Un costo, in ogni caso, ripagato a fine consiliatura se si considera che a fine mandato un sindaco avrà incassato 364.380 euro lordi (214.983 netti) e un consigliere ne avrà portato a casa 163.320 (96.359 netti). Il calcolo è la somma delle indennità percepite: 6073,52 euro lordi (3583 netti) il sindaco, 1518,38 euro (poco più di 900 netti i consiglieri, se partecipano almeno a venti sedute mensili tra consiglio e commissioni) mentre un assessore, se libero professionista o se è un lavoratore dipendente in aspettativa, si aggiudica 2722 euro lordi al mese (1931 netti) come il presidente del Consiglio comunale.
IL KIT DEL CONSIGLIERE Il kit dell'aspirante consigliere prevede una dotazione minima: duecentomila santini, altrettanti fac simile della scheda elettorale con il proprio nome, un migliaio di manifesti e un numero variabile di buste e lettere da spedire a una mailing list di potenziali elettori. «Il costo medio per quelle quantità, compresa la grafica, è di mille euro per i santini, altrettanti per i fac simile della scheda e di 450 euro per i manifesti», stima Alessio Trois, titolare di una delle più grandi tipografie della provincia, l'azienda che si è aggiudicata l'appalto del ministero degli Interni per stampare anche 500 mila schede elettorali ufficiali per tutti i Comuni dove si voterà a metà maggio.
I MANIFESTI I manifesti sei per tre, poco utilizzati dai singoli candidati, costano 25 euro l'uno per la stampa e 200 euro al mese per l'affissione. Il costo della sede elettorale non è inferiore a 1200 euro per un locale commerciale in centro, poi ci sono le telefonate, le cene, gli infiniti caffè e cappuccini e il costo dei collaboratori che distribuiscono il materiale e gli eventuali gadget. Tra le variabili, le inserzioni pubblicitarie sui giornali e gli spot televisivi, in genere appannaggio dei più ricchi.
I SONDAGGI La spesa elettorale, naturalmente, varia anche a seconda della strategia: c'è chi, anche in una piccola città come Cagliari, fa uso di sondaggi e di tecniche di marketing e chi crede nel tradizionalissimo porta a porta. Fondamentali, in queste elezioni, le reti di amicizie. Soprattutto quelle virtuali: oggi non c'è politico che non usi Facebook (o Twitter) per diffondere il suo messaggio o per annunciare gli appuntamenti. È gratis e rende. Barak Obama docet.
FABIO MANCA

06/03/2011