Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Sull'Isola per ora pochi effetti Ma i partiti sono già spaccati

Fonte: L'Unione Sarda
4 marzo 2011


Si applica solo la cedolare. Duro scontro tra Lai e Pili


La Sardegna, per ora, sta alla finestra: il nuovo federalismo fiscale non si applica ai Comuni isolani, non da subito. Per le regioni a statuto speciale serviranno specifiche norme di attuazione e di armonizzazione con gli statuti: del decreto approvato dalla Camera due giorni fa, solo la cedolare secca sugli affitti (la facoltà per i proprietari di immobili di pagare un'imposta fissa, anziché collegata al reddito) entrerà in vigore su tutto il territorio nazionale, isole comprese.
LO SCONTRO Eppure la politica sarda litiga furiosamente sulla prospettiva federalista. Il primo a dar fuoco alle polveri è il segretario del Pd Silvio Lai, che se la prende con i dieci deputati sardi del Pdl che hanno votato la fiducia al decreto: «È il voto della vergogna per i parlamentari sardi, consapevoli che costerà ai Comuni sardi almeno 200 milioni di minori entrate. Chi ha votato contro gli interessi di chi deve rappresentare, si deve vergognare».
Immediata la replica del deputato Pdl Mauro Pili: «Il Pd straparla per nascondere il grande inganno ai danni della Sardegna messo a segno da Prodi e Soru nella finanziaria del 2007, scaricando sull'Isola il costo della sanità e della continuità territoriale». Pili ricorda che il federalismo municipale non ha effetti sulla Sardegna, e l'attuazione per le regioni speciali è rimandata «a precise procedure pattizie da definire con norme di attuazione e modifica degli Statuti. Sorprende tanta superficialità».
Dichiarazioni «sorprendenti», quelle di Silvio Lai, anche secondo un altro deputato del Pdl, Salvatore Cicu: «Dimostra di non essere all'altezza del ruolo e di ignorare tutto del federalismo. Non c'è nessuna conseguenza negativa per la Sardegna, che conserva le competenze sugli enti locali e non vede intaccate in alcun modo le proprie entrate».
LA CEDOLARE A dare sostegno a Lai arriva però un parlamentare del Pd, Giulio Calvisi, che citando anche uno studio di Giorgio Macciotta (ex sottosegretario al Tesoro nei governi del centrosinistra) precisa che la ventilata perdita di 200 milioni di euro sarebbe dovuta al meccanismo della cedolare secca sugli affitti: appunto l'unica parte del nuovo decreto immediatamente applicabile alla Sardegna. «Con la cedolare si eliminano i redditi immobiliari dalla base imponibile Irpef e si procede a una tassazione separata. Ciò comporterà una riduzione del gettito Irpef e quindi della compartecipazione Irpef dell'Isola».
All'opposizione, criticano il federalismo municipale anche il capogruppo Idv in Consiglio regionale Adriano Salis («i nostri Comuni ne usciranno con le ossa rotte») e il consigliere regionale del Pd Pietro Cocco, che è anche sindaco di Gonnesa e teme che i Comuni saranno costretti ad aumentare le imposte locali. Un altro sindaco sulcitano (di Sant'Anna Arresi) nonché consigliere regionale, ma di maggioranza, il sardista Paolo Dessì, è perplesso non sul federalismo in sé, ma su «questa riforma che creerà disparità».
I SINDACI Non è sfavorevole però il parere dell'Anci Sardegna: Anselmo Piras, vicepresidente “reggente” dell'Associazione dei Comuni, sottolinea che «le istanze portate a livello nazionale dai sindaci sono state quasi interamente recepite nel decreto sul federalismo municipale. Il fatto che non si applichi subito alla Sardegna ci consentirà di studiare bene l'adeguamento all'Isola: i nostri funzionari stanno già iniziando a lavorarci». (g. m.)