Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Altro che danni, sono pressioni»

Fonte: L'Unione Sarda
3 marzo 2011


AREE CONTESE. Il consorzio industriale: terreni di nostra proprietà sottratti dal Demanio

Carteggio infuocato tra il Cacip e la Capitaneria di porto

È una vera e propria richiesta di risarcimento danni quella contenuta nella lettera inviata dal presidente del Cacip Emanuele Sanna alla Capitaneria di porto. Il 30 novembre dello scorso anno il consorzio ha intimato di pagare entro 20 giorni 160 milioni di euro, trascorsi i quali si sarebbe rivolto al giudice. Il termine è abbondantemente scaduto e i Cacip non ha intentato la causa civile né ha parlato di richieste di danni nel ricorso al Tar.
Nel frattempo, però, è arrivata la risposta della Capitaneria attraverso l'avvocatura dello Stato: un documento durissimo che sottolinea un'indebita pressione nei confronti degli organi amministrativi nel momento in cui erano impegnati nella definizione dei limiti demaniali nell'area del porto. Non solo: la Capitaneria ha rilanciato chiedendo al Cacip l'accesso ai documenti sulla trasformazione del consorzio dal Casic in Cacip, con quali finalità al momento è difficile capire.
Un fatto è comunque certo: si tratta di una battaglia senza esclusione di colpi che divide a suon di carte bollate, ricorsi al Tar, denunce penali e cause civili i vertici del Cacip dalla Capitaneria di porto. Il consorzio presieduto da Emanuele Sanna ritiene che siano «state inserite all'interno del confine demaniale vaste aree del Cacip», dunque il provvedimento adottato il 24 giugno 2010 «lede il diritto di proprietà» del consorzio che avrebbe subìto «oltre ai danni materiali gravissimi danni di immagine difficilmente quantificabili ma certamente di rilevante entità in quanto viene minata la sua credibilità agli occhi dei suoi interlocutori, con ripercussioni che, presumibilmente, dureranno per molto tempo e che incideranno pesantemente sull'attività dell'ente e di tutte le amministrazioni consociate che saranno, a loro volta, coinvolte».
La Capitaneria, attraverso l'avvocatura dello Stato, ribadisce invece l'assoluta infondatezza delle pretese avanzate dal Cacip e l'assoluta inesistenza di titoli di proprietà sulle aeree oggetto della procedura di delimitazione. Insomma, la richiesta di risarcimento danni secondo l'avvocatura dello Stato è da un lato generica e priva di elementi che consentano di verificare le singole voci e i criteri di calcolo, dall'altro non ha fondamento giuridico, né in fatto né in diritto. E siccome gli uffici hanno vissuto l'«esorbitante» richiesta di risarcimento danni come una vera e propria pressione, hanno immediatamente inoltrato la diffida alla magistratura che sta indagando per occupazione arbitraria di suolo pubblico.
Nel frattempo l'attenzione di tutti i protagonisti della battaglia si concentra sul 9 marzo: in quella data il Tar deciderà sulla sospensiva chiesta da due imprenditori che, dopo aver acquistato alcuni terreni dal Cacip, sono stati di fatto espropriati.
M. F. CH.