Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Le società che lasciano la stecca ai Comuni

Fonte: La Nuova Sardegna
3 marzo 2011

Condanna a restituire i tributi non versati



Gestor, Tributi Italia e Ipe non versavano le imposte riscosse

CAGLIARI. Società che riscuotono le imposte sulla pubblicità o i diritti sulle affissioni, calcolano i consumi dell’acqua o l’ammontare dei canoni per l’occupazione di suolo pubblico. Tutto questo, per conto dei Comuni, ai quali poi però non versano quanto dovuto. Lo stesso copione è stato replicato a Cagliari, Quartu e a Carbonia, con la medesima protagonista: la cordata Gestor-I.P.E.-Tributi Italia, società che si intersecano, si fondono l’una nell’altra, e nel balletto delle fusioni lasciano la stecca alle amministrazioni che avevano affidato loro servizi importanti. Come accaduto a Cagliari - dove la Gestor era stata condannata dalla Corte dei Conti a restituire oltre 3 milioni di euro di tributi riscossi e trattenuti - per Quartu e Carbonia gli inquirenti della procura contabile hanno chiesto e ottenuto la condanna a restituire il maltolto. A Quartu ammonta a circa 800 mila euro. Tra il’98 e il 2005 il Comune di via Eligio Porcu affidò alla Ipe la gestione del servizio idrico fino a quando è subentrata Abbanoa, nel maggio 2006. La Ipe continuò a incassare le somme in relazione alle liste tra il 1998 e il 2005. Nel 2009 il dirigente del settore Finanze ha però scoperto che nelle casse comunali mancavano le somme relative al secondo semestre del 2007, fino a tutto il 2008, quando la Tributi Spa è succeduta alla Ipe per un conferimento d’azienda. La società ha inviato al municipio i prospetti che riassumevano quanto dovuto, ma non lo ha mai versato. Il calcolo era presto fatto: all’appello mancavano 487 mila euro per il 2008 e 395 per il 2007, in totale oltre 883 mila euro. Soldi che la Corte dei Conti - presieduta da Luigi Mazzillo, Marino Benussi relatore e Antonio Marco Canu consigliere - ha condannato a versare al Comune. Il verdetto sollecitato dal vice procuratore generale Mauro Murtas ha riguardato tutte e due le società, la Ipe e la Tributi Italia, che aveva assorbito il predecessore. Storia simile, con le debite proporzioni, a quella di Ipe, Tributi Italia e Gestor (la stessa condannata per l’ammanco a Cagliari) nel rapporto col Comune di Carbonia. In seguito ad un contratto risalente al 2003, la Gestor ottenne la concessione del servizio di accertamento, controllo e riscossione dell’imposta sulla pubblicità e dei diritti sulle affissioni, fino al 2005. Ma nel 2008 Gestor ha ceduto ad Ipe il ramo d’azienda relativo alla riscossione dei tributi a Carbonia, per poi cedere tutto a Tributi Italia. Ad ogni passaggio il comune sollecitava la nuova società a versare quando dovuto (in totale 166 mila euro) e a metà 2008 la Gestor ha assicurato il versamento di quanto dovuto. Poi però comunicava l’insorgere di “complicazioni” che imponevano di rinviare di qualche giorno il saldo. Saldo che non è mai avvenuto. A differenza degli altri due casi (quelle sulle concessioni a Cagliari e Quartu), alla chiusura di questa indagine la società non si è presentata dalla magistratura contabile e non ha spiegato la sua posizione. Per conto di Tributi Italia, invece, gli avvocati Donato Bruno e Valeria Lai hanno eccepito il difetto di giurisdizione della Corte, tesi che i giudici hanno respinto. Nell’udienza di metà 2010 i giudici hanno condannato le tre società al pagamento, in soldio, di 160 mila euro. (e.l.)