Nessun piano per impedire il declino: è pronto il de profundis per lo stadio
ANTONELLO DEIDDA
CAGLIARI. Da Sant’Elia a Santa Caterina, chi vince e chi perde. I sorrisi e le pacche sulle spalle di Villa Devoto hanno fatto capire che per il nuovo stadio la strada è in discesa. Per la città, due brutte notizie: Cagliari perde la sua squadra di calcio, anche se andrà a giocare un paio di chilometri fuori casa. E soprattutto è stato deciso il de profundis per il Sant’Elia.
Il punto più desolante di tutta la questione è che ormai il destino del vecchio stadio, dove il Cagliari ha giocato per trent’anni, è segnato. Pare che ci abbiano provato sino all’ultimo a convincere Cellino a recedere dal proposito di portare baracca e burattini altrove, leggi i rossoblù dalle parti dell’aeroporto di Elmas. I tempi della burocrazia avevano fatto pensare ad un certo punto che la Karalis arena (ma poi si chiamerà davvero così?) presentata in pompa magna alla fine di settembre potesse vedere un rinvio tale dei cantieri da poter ripensare ad una soluzione alternativa per il Sant’Elia. Lo aveva sperato anche il sindaco Floris nel discorso di fine anno: «Le porte di via Roma sono sempre aperte». Pie illusioni, per mesi Cellino ha vissuto con il rosario tra le mani ma l’improvvisa accelerata delle ultime settimane e la definizione delle date di incontro degli enti interessati al nuovo progetto di fatto faranno slittare solo la solenne promessa che il presidente aveva fatto al momemto della presentazione del nuovo impianto: «Lo stadio di Elmas sarà il mio regalo di Natale 2011 ai tifosi. Faremo in fretta, in frettissima contiamo di superare persino il cantiere del nuovo stadio della Juventus». Invece a questo punto se ne dovrebbe riparlare dalla stagione 2012-13: per quella data il Cagliari avrà la sua nuova casa, Enac permettendo e se i cantieri apriranno davvero a giugno prossimo. Per una amministrazione che fosse normale a questo punto anche il destino del futuro Sant’Elia sarebbe già dovuto essere chiaro. Ma dalle parti di via Roma è da mesi che non si muove foglia, chissà cosa si aspetta a prendere in mano il dossier. D’altra parte il Sant’Elia è stato lasciato colpevolmente morire per lunghi anni e nessuno si è mai stracciato le vesti, anzi. Le tribune in tubi Innocenti continuano a dominare il campo di calcio mentre di anno in anno è necessaria una speciale autorizzazione per poter aprire lo stadio. Non si fa nulla nemmeno stavolta. Lo ha fatto chiaramente capire il consigliere comunale Udc Massimiliano Tavolaccci, che del Sant’Elia si è spesso occupato nel corso degli ultimi anni: è stato uno dei fautori del progetto che pervedeva la demolizione e il successivo recupero dello stadio, è stato uno di quelli che ha votato l’ordine del giorno (era il 2008 mica ieri) che impegnava il Comune a dare corso al progetto che per qualcuno consegnava «chiavi in mano» il Sant’Elia a Cellino. «È finita come doveva finire - aggiunge Tavolacci - si è perso tempo e alla fine Cellino se n’è andato. Non gli posso dare torto, è un imprenditore e fa il suo lavoro: nessuno gli può chiedere di restare». Di sicuro il Comune non ha fatto tutto quello che doveva per impedire che il Cagliari andasse via».
E adesso povero Sant’Elia? Un mesetto fa il sindaco Floris ha annunciato ad un giornalista un progetto di riqualificazione per lo stadio, per rimetterlo a nuovo e farne un impianto polifunzionale, da destinare alla cittadinanza e non solo per fare sport ma anche per manifestazioni culturali e di spettacolo: «Siamo pronti ad ogni soluzione». È venuta nuovamente fuori l’idea della demolizione, mah. Se i tempi sono quelli soliti, stiamo freschi.
Gigi Riva, uno che dello stadio è stato uno dei protagonisti assoluti per anni, non l’ha mai mandata a dire: «Lo stadio deve essere recuperato, Cellino fa il suo lavoro ma il Comune deve fare il suo. Il Sant’Elia era nato come l’Olimpico della Sardegna, perché non ripensarlo in quei termini?». La preoccupazione è che ogni cosa sarà rimandata alla prossima amministrazione ma che difficilmente - quando il Cagliari se ne sarà andato - sarà fatto qualcosa. L’usura del tempo sta distruggendo il Sant’Elia e non è mai stato messo un soldo per evitare il crollo. L’ipotesi che diventi un rudere come l’ospedale Marino è vicina.