Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Purgatorio sardo tra lavoro e famiglia

Fonte: L'Unione Sarda
17 febbraio 2011

A Cagliari l'ultima produzione dello Stabile

“Il ballo delle anime” oggi al Massimo Sul palco nuove leve della compagnia

«Ho inventato la storia di un cimitero sardo che si racconta. Un paese che parla e sparla fatto di anime inchiodate alla propria colpa».
Cronache di un purgatorio per l'attrice e regista Veronica Cruciani alla direzione della nuova produzione del Teatro Stabile della Sardegna Il ballo delle anime (Su ballu 'e is animas) . Lo spettacolo, che debutta oggi alle 21 al Ridotto del Massimo di Cagliari ed è in calendario sino al 27 febbraio, vede in scena Maria Grazia Bodio, Lia Careddu, Isella Orchis, Cesare Saliu e i giovani attori Michela Atzeni, Valeria Cocco, Maurizio Giordo, Felice Montervino, Mariagrazia Pompei e Federico Saba.
Nuove leve con una regia affidata a una giovane. Fiori che nascono su una cultura disseminata di croci: «Stiamo tornando indietro sia per i tagli sia perché i ruoli di potere sono in mano ai sessantenni e sopra. Ci tengo quindi a ringraziare i sardi in quanto non capita spesso che in uno Stabile, accanto ai teatranti della compagnia, venga aperto con regolare provino anche a chi è bravo ma agli inizi di carriera». È vero. Bisogna porselo il problema generazionale, la costruzione di un futuro attraverso occasioni. E chi vale vada avanti.
Terminate le prove, la regista cavalca un torrente di parole con la voglia di illustrare il suo spettacolo corale. «Ritraggo una piccola comunità, anche demoniaca, colpita dallo svantaggio del posto piccolo dove si sta anche troppo vicini. Un solo personaggio appare diverso in quanto vivo: una madre in cerca della figlia tra i morti. Ma accanto all'inferno vi sono momenti di festa e una speranza nella tragedia».
Veronica Cruciani, alle spalle il diploma alla Scuola d'arte drammatica Paolo Grassi di Milano, ha avuto la prima affermazione sul palco nel 2003 con il monologo Le nozze di Antigone scritto per lei da Ascanio Celestini. A Roma ha fondato una compagnia che porta il suo nome dove affronta una pedagogia teatrale finalizzata alla costruzione di una drammaturgia contemporanea muovendo dalla conoscenza del reale tramite interviste e laboratori. Proprio dal laboratorio “Ritorni”, realizzato a Cagliari per lo Stabile, nasce questo testo. E la regista sottolinea la metodologia delle interviste, svelando che persino gli stessi attori hanno attinto nelle loro memorie per poi rielaborare i materiali e farli diventare un fatto artistico. «Nella convinzione che il teatro sia uno specchio del mondo, ho cercato di insegnare come partire dalle riflessioni per raccontare il presente e come trasformare il sapere in accadimento teatrale vero e proprio».
Nella pièce si uniscono distanze generazionali, con storie anche a una cinquantina d'anni l'una dall'altra e tra vicende di migrazione e di miniere. O di un militare che va in Afghanistan mentre una ragazza lascia l'Isola inseguendo il miraggio della fama.
La Cruciani impegna molta cura nella costruzione dei personaggi. «Per questo uso due linguaggi che si alternano: uno più naturalistico e uno più astratto. In particolare, il linguaggio del corpo mi è necessario per far apparire marionette i protagonisti costretti a vivere insieme in un cimitero». I temi le sono cari. «Si parla di lavoro e della famiglia, temi attuali. Per me il teatro deve raccontare la contemporaneità».
MANUELA VACCA

17/02/2011