Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Lai e la crisi del Pd: «Basta con le tribù»

Fonte: L'Unione Sarda
8 febbraio 2011

A Oristano la direzione dopo la sconfitta alle primarie di Cagliari. Il segretario contro il correntismo esasperato. Nomine Anci, Fadda polemico


DAL NOSTRO INVIATO
GIUSEPPE MELONI
ORISTANO Basta col partito delle tribù, con «gli interessi dei singoli che prevalgono sul resto». Dopo la legnata delle primarie di Cagliari il segretario del Pd Silvio Lai riparte attaccando: ma nella relazione alla direzione regionale inserisce anche vari spunti autocritici, apprezzati dalla platea.
SVOLTE «Bisogna voltare pagina», dice Lai allargando lo sguardo all'intero Pd sardo: «Diamo l'idea di essere un insieme di tribù, di interessi. Così rischiamo di perdere anche competizioni che, per gli errori della destra, possiamo vincere». Come le prossime Regionali. L'allarme contro il «correntismo esasperato» scuote un pubblico folto, convocato a Oristano dopo la sconfitta di Antonello Cabras alle primarie. «Chiedo scusa al Pd per come sono andate», afferma il segretario, che garantisce pieno sostegno a Massimo Zedda e ribadisce: «Per quel che è accaduto ci sono più cause, ma nessun complotto». I sondaggi, rivela, dicevano che il candidato più forte era Renato Soru: ma è Cabras che ha accettato. Certo, la sconfitta è stata «un colpo a vuoto nella mia strategia» di radicamento del Pd: «Può darsi - prosegue Lai - che negli ultimi mesi ci siano stati errori nella conduzione del partito. Ora chiedo di scrivere una nuova pagina».
Si rinnova l'invito alle minoranze interne di far parte degli organismi dirigenti. «Metto a disposizione il mio mandato - conclude Lai - se c'è davvero la volontà di ripartire». Con una nuova proposta di gruppo dirigente e di programma.
DIMISSIONI Non è un annuncio di dimissioni, e del resto nessuno le chiede, nel dibattito. Non Francesca Barracciu, leader della minoranza interna di Area democratica: «Apprezzo le parole del segretario, ma stavolta seguano i fatti. Non contano i posti nelle segreterie, serve un progetto per la Sardegna, di cui non c'è traccia». Anche Giampaolo Diana, della minoranza bersaniana, riconferma fiducia a Lai ma chiede di «azzerare tutti gli organismi. Se continuiamo a essere la somma dei vecchi partiti, non stupiamoci se qualcuno va verso Sel».
Molti, come Caterina Pes, raccolgono il grido di condanna delle tribù. Un altro deputato, Guido Melis, è severo nel ricordare che «tutte le decisioni sulla candidatura di Cabras sono state prese nei caminetti, nelle riunioni ristrette». «Il livello locale è stato del tutto saltato», protesta Chicco Porcu, che poi discuterà l'uso delle primarie come scontro tra partiti: sulla stessa linea Thomas Castangia e altri.
CASO CAGLIARI Emanuele Sanna e Siro Marrocu rifiutano di «rimettere in discussione il risultato congressuale» per il caso Cagliari. Il primo però chiede anche di non scaricare il peso della sconfitta sui circoli cittadini: «Forse ci siamo sdraiati sui sondaggi positivi», concetto ripreso da Marco Espa. Il segretario della Cgil Enzo Costa chiede che si parli «più di lavoro che di urbanistica». Più duro col segretario è Sebastiano Mazzone: «Ci esorta a ripartire, ma non ci dice come». Con toni più soft, è anche il pensiero di Marco Meloni.
Il dibattito è poi attraversato da un'altra questione spinosa: la presidenza dell'Anci, che spetta al Pd. All'indicazione del sindaco di Sassari Gianfranco Ganau, che sarebbe sostenuto dalla segreteria regionale, si è affiancata quella di Cristiano Erriu (Santadi), spinto dal deputato Paolo Fadda. Più d'uno, nella direzione, chiede lumi. E Giuseppe Cuccu, vicino a Fadda, parla di “metodo Boffo” (d'accordo con lui Giuseppe Pirisi) da parte di chi usa i media «per intimidire componenti che hanno contribuito a fondare il partito». Il riferimento è agli attacchi agli ex Dl sul sito web rosarossa, di area socialista. Per ora il derby Ganau-Erriu è superato con la decisione del presidente Tore Cherchi di rinviare l'elezione del suo successore. Ma quando, nella replica, Lai parla dell'autonomia dell'Anci e dell'intervento del partito, Fadda e i suoi lasciano platealmente l'assemblea («bisogna dire le cose come stanno»): la polemica continua.

08/02/2011