Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Il Comune ci aiuti a trovare un locale per la preghiera»

Fonte: La Nuova Sardegna
4 febbraio 2011

Il portavoce della moschea: «Siamo un centro di incontro»

PIERLUIGI CARTA
CAGLIARI. La “moschea” di via Collegio, in Marina, potrebbe a pieno diritto diventare un’istituzione storica per il quartiere. Esiste dal 1995 e ha visto la sua comunità di fedeli allargarsi nel corso degli anni, fino a vantare quasi 800 persone di 16 nazionalità differenti. Ma questa «moschea» è solo un centro di preghiera: è un appartamento composto da tre stanze dal soffitto basso.
Al massimo vi possono stare 180 persone in ginocchio. L’ultimo studio condotto dal Cnel, pone Cagliari al primo posto per la sua capacità di accoglienza. Ma questa passa anche attraverso la libertà di culto. In Sardegna sono stati censiti circa 10.000 musulmani, di cui 8.000 sono in provincia di Cagliari, ripartiti in tre centri di preghiera. Nel febbraio 2010 il ministro degli Interni Roberto Maroni ha ufficializzato il nuovo Comitato per l’islam italiano, con l’obbiettivo di migliorare l’inserimento sociale delle comunità musulmane. In questo orientamento si inserisce pure uno spazio fisico che permetta di esercitare agevolmente il proprio rito religioso.
Il centro di preghiera del rione Marina, dove la predica (Khutba) viene celebrata anche in italiano, è frequentato tutti i giorni da fedeli di svariate nazionalità, ma la preghiera del venerdì e quella delle altre festività, non sono affatto agevoli e, solitamente, metà dei fedeli son costretti a partecipare dall’esterno. Il portavoce della moschea Hijazi Sulaiman precisa che «la comunità si sta già muovendo per trovare un altro spazio, più grande certamente, ma sempre in Marina. La scelta ottimale per noi sarebbe un qualcosa all’interno dell’Exmà, magari solamente per il rito del venerdì».
Il tentativo di mediazione per ottenere un sostegno dal Comune non sembra andato a buon fine, e Sulaiman, che si occupa anche di raccogliere i fondi per pagare l’affitto del locale, sostiene di non aver ricevuto alcun aiuto dal sindaco Emilio Floris. Quest’ultimo, ricorda, aveva detto che non avrebbe dato «emmeno un euro». E le sue parole si sono avverate visto che l’assessore alle Politiche sociali Anselmo Piras non ha preso alcuna decisione concreta di sostegno per la nuova moschea. Ora la comunità sta appoggiando Massimo Zedda, che ha promesso di intervenire, ma è stato lo stesso portavoce della moschea a metterlo in guardia con un «potresti perdere voti». Il mal di pancia xenofobico è sempre in agguato, come attesta il Fara. «Marina però dovrebbe essere un caso a parte - afferma il mediatore Ihab Rizk Soliman - presenta un mix di culture che riescono a convivere senza problemi con la popolazione locale». E questo ne fa un esempio di convivenza, una minicittà multietnica, dove il centro di preghiera funge da fulcro di molte relazioni sociali e da collante per molte culture. «I fedeli vengono in moschea non solo per pregare, ma anche per esporre i problemi e appianare i conflitti».