L'intervista. Elettorato demotivato, crisi e sondaggi sbagliati: «Non mi sentivo impegnato in una competizione»
Il senatore e la sconfitta alle primarie: «Aiuterò Zedda»
La base del centrosinistra lo ha rifiutato o, perlomeno, ignorato. Ritenendolo, pur espressione del partito più forte, non in grado di rappresentarne le istanze una volta al governo della città.
Per elaborare il “lutto” ci vorrà ancora qualche tempo. Ma il senatore Antonello Cabras sta iniziando a farsi un'idea dei motivi che lo hanno portato ad andare incontro a una sconfitta dai contorni pesanti, forse la più bruciante di una carriera politica fin qui costellata di successi e incarichi di prestigio. La base del centrosinistra cagliaritano lo ha rifiutato o, perlomeno, ignorato. Ritenendolo, pur espressione unanime della dirigenza del suo partito (di gran lunga maggioritario all'interno della coalizione), non in grado di rappresentarne le istanze una volta al governo della città. Di questo se n'è fatto una ragione. E, in fondo, se lo aspettava pure. Anche se ammetterlo non è facile.
Diplomazia a parte, come si è potuti arrivare a un risultato così deludente?
«L'elemento che emerge più di ogni altro è l'assenza di motivazione da parte degli elettori del Pd a partecipare alle primarie. Le cause sono diverse, scarso interesse in presenza di un solo candidato del nostro partito, poco entusiasmo per il candidato proposto, esito scontato, rifiuto delle primarie in una situazione difficile come Cagliari per il centrosinistra».
C'è l'impressione che lei se l'aspettasse. Si spiega così il tentativo di evitare le primarie?
«Non mi aspettavo questo risultato, non ho mai rifiutato o voluto evitare le primarie, ritenevo si potessero superare con una candidatura condivisa da tutti».
Possibile che leggendo quello che appariva sui blog di alcune associazioni, che fanno capo ai democratici, non si fosse avvertito il malcontento?
«Il blog non spiega tutto, più di una indagine svolta con criteri affidabili diceva cose diverse, ricordo che alle regionali del 2009, leggendo i blog c'era da aspettarsi un esito diverso da quello che poi si è registrato».
Il Pd cagliaritano può sopravvivere a questa sconfitta?
«Il Pd cagliaritano è obbligato a riprendersi, se non dovesse riuscire l'esito delle elezioni sarebbe già segnato, non credo sia così. Le cose sono rimediabili, occorre volontà e maggiore impegno».
Sinceramente, quante possibilità ha Massimo Zedda di rappresentare le istanze di tutta la coalizione?
«Il lavoro che lo attende dovrà essere necessariamente collegiale. Sarebbe sbagliato lasciare solo il candidato sindaco: l'impresa è realizzabile, visto che il centrodestra non è invincibile».
Dove ha sbagliato, senatore?
«Non è sufficiente mettersi a disposizione, come ho fatto in questa circostanza, non ho sentito lo stress della competizione. Questo può aver contribuito alla caduta di motivazione da parte di molti elettori del Partito democratico. Non sempre l'unanimità in una decisione aiuta».
ANTHONY MURONI
03/02/2011
Yuri marcialis
«Le responsabilità sono di tutto il partito»
«Sia chiaro: il mio mandato è a disposizione del partito da subito. Ma non credo esista un problema specifico su Cagliari. Abbiamo dato a questa campagna un'importanza sovraregionale e per questo tutto il gruppo dirigente ha espresso la candidatura unanime di un esponente nazionale, Antonello Cabras, condivisa anche da tutti i nostri consiglieri comunali e provinciali». Yuri Marcialis, coordinatore cittadino del Pd, non si sottrae alle responsabilità che però, chiarisce, sono di tutti.
Qual è la causa della scarsa affluenza al voto?
«Ci sono varie ragioni. La prima è strutturale: la coalizione non era al completo visto che mancava il 25% degli alleati. La seconda è che la campagna elettorale è stata brevissima rispetto a quella delle precedenti elezioni. La terza è che, contrariamente al passato non c'era un candidato super radicato in una zona della città che allora ottenne il 10%».
Che fa, cerca alibi?
«Non è una giustificazione ma un dato di fatto che non toglie valenza politica e numerica al risultato, che è legittimo».
Manca l'analisi politica.
«La bassa affluenza è stata la conseguenza di un'offerta complessiva risultata al nostro mondo poco appetibile. Non siamo riusciti a coinvolgere i nostri elettori e i nostri militanti perché abbiamo usato come criterio fondamentale di scelta quello della pacificazione interna senza affrontare i nodi politici».
Che infatti non avete sciolto.
«Il mondo del centrosinistra ha bisogno di parlare di politica e confrontarsi sulle proposte. Se manca il confronto sui progetti il nostro mondo non si riconosce e non si entusiasma».
Un problema solo cagliaritano o comune al resto dell'Isola?
«Diciamo che sino ad ora al Pd in Sardegna è mancata la capacità di far sentire partecipi del cambiamento tutti quelli che hanno creduto nel progetto di un nuovo partito».
Sosterrete Zedda?
«Certo. Abbiamo l'obbligo politico e morale di rispettare l'esito delle primarie e a Massimo deve andare il sostegno di tutti. Il progetto della città è comune e condiviso ed ora deve essere al centro di tutto».
C'è chi dice che Zedda sia troppo di sinistra e che a Cagliari si vince se si intercetta il voto moderato.
«A Cagliari c'è una sola esigenza: risolvere i problemi dei cittadini. Negli ultimi 16 anni, da quando faccio politica e da quando governa il centrodestra, mi sembra che i problemi quotidiani della gente siano aumentati. Noi vogliamo rendere la città migliore e alle comunali conta questo. Massimo ha dimostrato di essere in grado di rapportarsi con tutte le componenti della città».
Qualche big non si è impegnato abbastanza in campagna elettorale?
«Francamente io ho visto un impegno di tutti, ma evidentemente avremmo potuto fare di più».
L'Idv non riconosce Zedda. È il prossimo problema da affrontare.
«Da partito di maggioranza relativa nella coalizione sentiamo il peso di tenere unita la coalizione. Per questo da oggi lavoreremo per ricompattarci coinvolgendo anche chi, come l'Idv, alle primarie non ha partecipato ma ha condiviso il documento politico della coalizione. Inoltre promuoveremo subito un incontro con Massimo». (f.ma.)
03/02/2011