Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Monumenti e uso spettacolare, le tardive e poco convincenti conversioni di assessori futuristi

Fonte: La Nuova Sardegna
3 febbraio 2011

ANFITEATRO
Perché rifiutare concorsi di idee? Occorre valorizzare i luoghi antichi senza danni, restituendo la memoria a tutti
Non mi sembra carino insistere sulla conversione di un futurista Assessore alla Cultura del Comune, sulla sorte dell’Anfiteatro romano di Cagliari, monumento sostanzialmente coevo alla più famosa delle conversioni, quella di Paolo sulla strada di Tarso. Il prof. Giorgio Pellegrini ha denunciato il gravissimo degrado del monumento. Non vuole vie di mezzo: o lo smontaggio integrale della tribuna per gli spettacoli oppure rassicurazioni per andare avanti.
Il merito di questa illuminazione sembra del Soprintendente Marco Minoja, e della sua meritoria opera di denuncia dei danni. Un delicato doppio restauro, perché operato anche sulla permissività di precedenti soprintendenti. Merito anche a Pellegrini, perchè la situazione è davvero drammatica, e soprattutto perché - lo ricordiamo perché un futurista non è per sua natura proiettato verso il passato, e quindi neppure verso le sue passate dichiarazioni - definì bellissime le gradinate di legno (i complimenti sarebbero nazionali); disse che le assi di legno in fin dei conti coprivano un burrone, e che si trattava pur sempre di un rudere.
L’anfiteatro romano fu costruito attorno al I secolo d.C. Epicentro dell’uso romano del tempo libero, con raffinate funzioni di elaborazione e controllo sociale dell’aggressività mediante la sanzione estrema al vinto e al diverso, cruenta rappresentazione dello scontro fra mondo romano e mondo non romano, con barbari e animali selvaggi nella sostanza omologati.
Nel contesto della “theatralis licentia” era l’irruzione del ruolo e dell’immagine della politica. In questo le scelte della giunta Floris sono coerenti con la sua storia. Monumento di un tipo raro, unisce l’opera edilizia “a cavata” e muraria. Visibile la prima, la seconda con secolari spoliazioni. Diciotto ordini di gradini per circa 8000 spettatori.
Della denuncia di Pellegrini alcune cose non convincono: a parte il rischio fumogeno su un’operazione da anni condivisa e organica alla politica della giunta Floris, si ha il dubbio, tra rassicurazioni richieste e ventilate ipotesi di accordo, di voler continuare con gli spettacoli.
Né ci convince che la prospettiva di un anfiteatro “solo” monumento sia associata al ricordo di quando era una discarica: cultura politica prevalente, motivazioni non lontane da quelle usate per giustificare l’assalto a Tuvixeddu. Perché infine rifiutare il concorso di idee, la possibilità di una partecipazione competente e democratica allo sviluppo urbanistico e al destino di un bene comune? Mi auguro che ne tengano conto i futuri competitori per l’incarico di sindaco di Cagliari. La questione, di fondo, è se i luoghi dell’antichità debbano essere sedi e fondali per le attività ludiche contemporanee, oppure da promuovere con rispetto, senza usi impropri.
Non mancano esempi di monumenti usati per grandi spettacoli. Se non tutti hanno le buone condizioni strutturali dell’Arena di Verona, il cui uso nasce peraltro in epoca di diverse sensibilità alla conservazione ed alla ricerca archeologica, molti sono gli esempi di grave scempio delle strutture e della loro integrità. Riteniamo che la società contemporanea debba costruire i propri luoghi di spettacolo, e far visitare i propri monumenti come tali. A Nora ne stanno tenendo conto.
E’ stato detto che i concerti portano 150mila spettatori all’anno e molti soldi: hanno portato anche il degrado di un monumento assai speciale, da restituire a Cagliari. Una corretta valorizzazione può certamente portare cifre vicine e superiori, come in molti monumenti succede, senza danni e restituendo la memoria a tutti. Anche ai futuristi.