Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Acqua, i sindaci contro Abbanoa

Fonte: La Nuova Sardegna
2 febbraio 2011

Il piano industriale presentato a Cagliari è stato approvato dall’assemblea dei soci tra le polemiche


Ganau guida la protesta: nel mirino tariffe e scarso potere degli enti locali


UMBERTO AIME

CAGLIARI. Bellicosi, decisi a far saltare il banco, non ci sono riusciti. Ha vinto Abbanoa, che potrà aumentare le tariffe, aprire ai privati e anche salvarsi - se ci riesce - dalla bancarotta. Gli altri hanno perso. Sono i sindaci che ieri hanno provato a fermare quel rullo compressore che è diventato il padrone dell’acqua in Sardegna.
Convocati fra i trecentotrentasi azionisti pubblici della Spa più odiata da un capo all’altro dell’isola, è colpa delle superbollette, i sindaci si sono schierati per quattro ore compatti. Volevano rinviare il voto su “un Piano industriale calato dall’alto, in cui i Comuni sono stati emarginati dal confronto e dove la democrazia è stata affogata”. Affogata, è il verbo giusto quando c’è di mezzo Abbanoa. Da Gianfranco Ganau (Sassari) a Romeo Frediani (Tempio), da Alessandro Bianchi (Nuoro) a Salvatore Sanna (Villasimius) è stato un fuoco di fila contro il presidente del consiglio d’amministrazione, Pietro Cadau, lo strapotere della Regione e la pretesa di chiedere altri soldi a chi non ha neanche quelli per tenere aperto un asilo nido. Fino all’ultimo hanno sperato che altri municipi saltassero sul carro della protesta («Sapete quanta gente ce l’ha con Abbanoa? Tanta», hanno rilanciato) ma sono stati impallinati dal patto fra Cagliari e la Regione, i soci più potenti dentro Abbanoa. Il gruppo della rivolta trasversale ma a forte connotazione centrosinistra, si sarebbe anche accontentato di un breve rinvio: cinque giorni, non ha ottenuto neanche quelli. Era già tutto deciso, a tavolino, non c’è stato spazio per raccogliere il dissenso e le perplessità. Il voto era stato blindato giorni fa dagli azionisti forti del centrodestra e forse per questo il presidente Cadau, già intristito dai debiti mostruosi che la società ha sulle spalle, 450 milioni, è apparso di gomma quando è partito il tiro incrociato dopo la sua preoccupata relazione d’apertura. È stato il sindaco di Sassari, Gianfranco Ganau, ad azzannare per primo: «Non c’è condivisione, qui si pretende un voto senza che ci sia stato neanche un passaggio nei Consigli comunali, che invece hanno il sacrosanto diritto di dire la loro, perché siamo noi a rappresentare i cittadini». Poi Ganau se l’è presa con la Regione, giunte vecchie e nuove, che continua a commissariare l’Autorità d’ambito (l’organo politico nel mercato dell’acqua), a non versare ad Abbanoa quanto deve, 82 milioni, e “nel frattempo, in Consiglio regionale, ha congelato la riforma del Comitato di gestione, l’unico organo in grado di restituire dignità agli Enti locali e da cui la Regione deve stare fuori”. Cartucce finite? No, subito dopo ha parlato il sindaco di Nuoro, Alessandro Bianchi: «Siamo stati espropriati del potere d’indirizzo e convocati qui, a Cagliari, come burattini per approvare un piano velleitario e poco trasparente. Questa è la verità: Abbanoa, oggi è peggio della Tirrenia». Il tavolo della presidenza non ha vacillato neanche quando il sindaco di Villasimius, Salvatore Sanna, gli ha ricordato di “aver portato la Spa in tribunale, civile e penale, per la pessima gestione del servizio”, oppure quando un’altra fascia tricolore, Silvio Manca di Bidonì, ha detto che “persino i preti oggi parlano male di Abbanoa”. Francesco Porcu, assessore di Porto Torres, ha chiesto fino a perdere la voce che il voto fosse rinviato, «Della privatizzazione che fa paura, bisogna parlare meglio e bene», mentre “voi imbavagliate i municipi e ci mettere fretta, nonostante il referendum di maggio potrebbe far saltare tutti i vostri progetti”, ha chiuso il discorso Lucio Carta, assessore ai Lavori pubblici a Siniscola. Ma anche loro sono stati bocciati dal ferreo notaio al tavolo della presidenza: «Mi dispiace, ma il codice di procedura civile non lo prevede. A meno che la richiesta non arriva dai due terzi dell’assemblea». Impossibile, la Regione e il comune di Cagliari, rappresentato dal capo di gabinetto che ha letto una lettera a favore del sindaco Emilio Floris, erano già a braccetto. Non c’è stato nulla da fare neanche quando al coro della rivolta si sono aggiunti alcune voci del centrodestra: l’assessore di Alghero Nunzio Pais («Ma Abbanoa sa che molti suoi clienti sono dei poveracci?»), Piero Filigheddu di Arzachena («Parlo anche a nome di Olbiia e Padru, le nostre perplessità sono tante») e per Villacidro, Giannina Orrù: «Parliamo di cose terrene e meno ambiziose». A tutti ha provato a dare una risposta l’assessore regionale ai Lavori Pubblici, Sebastiano Sannitu: «Capisco il momento ma questo Piano va votato adesso, altrimenti addio Abbanoa». È riuscito a strappare un freddo applauso soltanto da quelli che erano già d’accordo, agli altri no. I bellicosi sono usciti dalla sala, erano un bel gruppo, e il Piano è stato approvato,

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