Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Ragazzo malato: «Per il contributo solo un ritardo»

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2011

Comune. Dopo l'appello

«Il contributo del Comune non è stato sospeso, semplicemente è in ritardo. E arriverà nei prossimi giorni». Ada Lai, ancora per qualche giorno capo area dei Servizi al cittadino al cittadino del Comune (ieri ha firmato il contratto da direttore generale dell'assessorato regionale al Turismo), spiega perché la madre del sedicenne gravemente ammalato non ha ancora ricevuto il contributo di dicembre per l'affitto della casa. «È un problema burocratico», spiega. «Nei periodi festivi c'è sempre qualche ritardo, ma l'erogazione del contributo non è mai stata in discussione perché la signora è nell'elenco».
A incrementare la preoccupazione della donna, che è agli arresti domiciliari e campa esclusivamente di contributi pubblici, è stata anche la risposta degli uffici comunali alle sue sollecitazioni. «Mi hanno detto che soldi non ce n'erano e che non si sapeva nulla», ha rivelato la donna, condannata. «Poi ho parlato con l'assistente sociale del Microcitemico e le ho chiesto di informarsi alla nostra circoscrizione, ma non ci è arrivata nessuna comunicazione».
Insomma, un mix di ritardi ed esasperazione. «Conosciamo bene il caso e siamo consapevoli delle difficoltà», riferisce Ada Lai, «tanto che quando è stato necessario abbiamo fatto uno sforzo maggiore per venire loro incontro. Nei prossimi giorni saranno liquidati».
La storia della donna e del figlio, gravemente ammalata, ha scosso l'opinione pubblica dall'estate scorsa. Da quando la madre del ragazzo è stata portata in carcere per scontare una condanna definitiva a quattro anni e dieci mesi. Lui, che nel 2006 ha subito un trapianto di midollo a causa di una leucemia e che da allora ha avuto tutte le complicanze possibili, ha fatto un appello pubblico: «Scarcerate mia madre, senza di lei non posso vivere». Erano seguite decine di testimonianze di persone, dai professori del ragazzo ai medici sino ai vicini di casa, pronte a testimoniare che la donna era «la migliore madre del mondo» e che il ragazzino non poteva fare a meno della sua costante assistenza. Anche i giudici avevano preso a cuore il caso tanto che avevano sentenziato di differire la pena concedendole gli arresti domiciliari. Il ragazzo ora è ricoverato al Microcitemico e sta molto male: pesa 24 chili e non si regge in piedi, tanto che non può frequentare il liceo artistico, dove si è iscritto. In questo contesto uno sfratto sarebbe stato devastante. Da qui le preoccupazioni della madre. (f.ma.)

25/01/2011