Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

«Federalismo, la Sardegna alzi la voce»

Fonte: L'Unione Sarda
25 gennaio 2011

Politici ed esperti: subito una trattativa col Governo sulla fiscalità
È già complicato il braccio di ferro col governo sulle entrate, figurarsi quello sul federalismo fiscale. Eppure sul secondo tema la politica sarda appare distratta. Un po' perché assorbita dall'altra vertenza. Un po' perché gran parte della riforma federalista non si applica subito alle regioni a statuto speciale: necessita di specifiche norme di attuazione. Questo vale, tranne la cedolare secca sugli affitti, anche per il decreto attuativo sulla fiscalità dei Comuni, che sta per vedere la luce. Ma studiosi e politici sono d'accordo su un punto: serve un immediato confronto con lo Stato per definire la posizione dell'Isola nel nuovo assetto federale. Altrimenti si rischia di essere penalizzati.
GLI ESPERTI «Quella del federalismo è la partita vera», avverte Beniamino Moro, docente di Economia dell'Università di Cagliari: «Le risorse per la Sardegna riaffluiranno per quella via, quindi dovrà essere il Consiglio regionale ad adeguare lo Statuto speciale in relazione al nuovo sistema». E nel frattempo «bisognerà fare attenzione ai decreti attuativi», ossia la traduzione in norme concrete della legge quadro sul federalismo: «Dovranno tenere conto anche delle esigenze delle regioni autonome. Non so però - conclude Moro - se questo sta accadendo». In tutto, i trasferimenti dallo Stato ai Comuni sardi da rimodulare su base fiscale (cioè da finanziare con imposte locali) sono circa 380 milioni di euro.
«È vero che non ci sono molti effetti diretti per noi, neppure nell'imminente decreto sulla fiscalità municipale», dice Giorgio Macciotta, componente del Cnel ed ex sottosegretario al Tesoro nei governi del centrosinistra: «Si applica subito solo la cedolare secca sugli affitti». I proprietari di case potranno cioè pagare le tasse sugli affitti non più con l'Irpef, ma versando un'aliquota fissa (20-23%) più conveniente. Ma «serviranno norme di attuazione anche per il fondo perequativo», ricorda Macciotta, «quello che eviterà squilibri tra zone ricche e povere. Trentino e Friuli non ne avranno bisogno, la Sardegna sì: la politica regionale non sta facendo i conti con questo, dimostrando una sconcertante miopia».
CONSIGLIO E ANCI «In effetti siamo ancora molto impegnati a difendere il gettito complessivo con la battaglia sulle entrate», riflette il sardista Paolo Maninchedda, presidente della commissione Bilancio del Consiglio regionale: «Perciò tarda a partire il lavoro sulla finanza locale. Al di là dell'applicabilità immediata, la fiscalità municipale non potrà non avere riverbero in Sardegna. E dovremmo anche attrezzarci per il secondo pezzo del federalismo fiscale: quello interno, tra Regione ed enti locali».
«Vero», commenta Tore Cherchi, presidente dell'Associazione dei Comuni sardi, «e su questo la Sardegna ha competenze statutarie che non sta usando. Ma non è l'unico nostro ritardo. Per esempio va calcolato il gettito che si perderà, almeno inizialmente, con la cedolare secca». Cherchi, responsabile della finanza locale per l'Anci nazionale (in questa veste ieri ha discusso col ministro Calderoli del prossimo decreto), sottolinea che i decreti attuativi della legge quadro dovrebbero essere emanati entro maggio 2011, «anche quelli per le regioni a statuto speciale. O si apre subito una trattativa seria, o rischiamo di avere un assetto arretrato rispetto alle regioni ordinarie».
LA GIUNTA L'assessore regionale alla Programmazione, Giorgio La Spisa, assicura però che «anche se non abbiamo fatto rumore, il tavolo col governo su questi temi lo abbiamo già aperto». Anzitutto nella conferenza Stato-Regioni, in cui proprio Sardegna e Sicilia si sono opposte alla nuova versione governativa del decreto sulla fiscalità municipale: «È chiaro che non si possono devolvere imposte ai Comuni sottraendole alle Regioni. Avevamo studiato una norma che ci garantiva, poi è stata modificata». Oggi a Roma i tecnici delle Regioni speciali cercheranno di riformularla. E la partita è in corso anche sugli altri temi: «La nostra peculiarità - conclude però La Spisa - è che prima dobbiamo definire l'attuazione delle nuove norme statutarie sulle entrate».
GIUSEPPE MELONI

25/01/2011