Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Porto canale, una sfida da vincere

Fonte: La Nuova Sardegna
25 gennaio 2011

Paolo Fadda: «Potenziare la struttura può fare la differenza con gli altri scali»


CAGLIARI. Porto canale scommessa per lo sviluppo non solo dello scalo cagliaritano, ma di tutta la città. L’Autorità portuale corre verso il traguardo: entro il 2012 punta all’approvazione dei progetti definitivi che possano consentire a Cagliari di vincere la sfida con i principali porti del Mediterraneo. Come dire: buoni i risultati negli ultimi anni ma si può fare ancora di più.
«Il porto canale - ha spiegato il presidente dell’Authority, Paolo Fadda - può rappresentare il futuro di Cagliari e della Sardegna. Fare le scelte giuste significa programmare lo sviluppo: il mare per una città come la nostra è fondamentale». La ricetta c’era già nel Piano operativo triennale presentato nel 2007 al momento dell’insediamento di Fadda: i punti chiave saranno il potenziamento del terminal container, ma soprattutto il lancio del nuovo terminal ro-ro.
«Quest’ultimo - ha aggiunto Fadda - può fare la differenza con gli altri porti del Mediterraneo. Le aziende, con una struttura di questo tipo, sarebbero invogliate a piantare radici intorno al porto canale». Lo spazio c’è: 450 ettari di area ai due lati del canale. Il modello da imitare e magari da superare è in nord Africa. «Tangeri Uno - ha spiegato il presidente dell’Autorità portuale - con un’area di 420 ettari, quindi inferiore alla nostra, ha creato un distretto con 190 aziende. Tutto questo in tre anni. Cagliari ha le stesse possibilità: in ballo, per essere concreti, ci sono migliaia di posti di lavoro e stipendi anche per la nostra città. Questo è un progetto di sviluppo».
Un futuro che deve fare i conti anche con le decisioni finali sulla cosiddetta Free zone: l’argomento è tra i punti all’ordine del giorno della riunione del Comitato portuale in programma il prossimo 27 gennaio.
Nelle scorse settimane il ministero delle Infrastrutture e dei trasporti aveva dato il via libera definitivo al piano regolatore del porto, su cui si basano i progetti per il rilancio di tutto lo specchio d’acqua che va da Sarroch a Sant’Elia. Un tratto di mare e di costa fondamentale per il futuro della città, non solo per lo sviluppo del traffico merci e per l’incremento del numero delle imprese che andranno a insediarsi. Il confronto con i porti del Nord-Africa non è solo una stimolo ma anche un monito. La crescita in quelle aree di imprese a bocca di banchina, non solo in Tunisia ma in tutto il Maghreb è stata impressionante negli ultimi anni. Dalla loro quei porti hanno burocrazia-zero, costo del lavoro irrisorio e facilitazioni notevoli per tutti coloro che volessero insediarsi. Da alcune settimane a questa parte però il barometro, non atmosferico ma politico e di sicurezza, volge al peggio. Ciò che è accaduto in Tunisia, e che potrebbe ripetersi in altre forme ma con eguale impatto in uno degli altri paesi della sponda sud, dall’Egitto al Marocco, all’Algeria, fa salire, senza colpo ferire le quotazioni di Cagliari, che ha dalla sua un valore inestimabile: la sicurezza. Semmai la concorreza può arrivare da altri porti più vicini a noi, come Gioia Tauro o quelli greci, sui quali le grandi corporation cinesi hanno messo gli occhi. Dovrebbe essere Atene, e non Cagliari, la porta per l’Europa.