Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Giù le mani dai consiglieri Il rigore non abita più qui

Fonte: La Nuova Sardegna
24 gennaio 2011

IL VOTO IN CONSIGLIO REGIONALE


No alle norme del governo che limitano il numero dei membri in comuni e province della Sardegna

Con un’unanimità rara in Consiglio regionale, tutti i capigruppo hanno sottoscritto una proposta di legge che, richiamandosi alla specialità dello statuto, vuole impedire che nei comuni e nelle province sarde trovino applicazione alcune norme della legge finanziaria dello Stato che hanno modificato il sistema politico-organizzativo degli enti locali.
La prima disposizione della legge statale che la proposta di legge vuole evitare riguarda la composizione dei Consigli comunali e provinciali e delle rispettive Giunte. La normativa statale ha infatti ridotto del 20% la composizione delle assemblee elettive, mentre per le giunte ha previsto che il numero massimo di assessori sia determinato «in misura pari a un quarto del numero dei consiglieri del comune».
Quindi, se queste norme trovassero applicazione in Sardegna nelle elezioni amministrative di primavera il Consiglio comunale di Cagliari sarebbe composto non più da 40 ma da 32 consiglieri (ai quali va aggiunto il sindaco) e la giunta passerebbe da 13 a 9 assessori, con un apprezzabile risparmio di risorse pubbliche e con una semplificazione politico-amministrativo altrettanto condivisibile.
La proposta di legge rifiuta questa soluzione e lascia immutato il numero di consiglieri e di assessori. Si prevede infatti che i consigli delle città con popolazione superiore ai 100.000 abitanti siano composti dal sindaco e da 40 membri e che negli altri capoluoghi di provincia e nei comuni con popolazione superiore ai 30.000 abitanti i consigli siano composti dal sindaco e da 30 membri. Anche le giunte comunali e provinciali non subiscono riduzioni e conservano sostanzialmente la loro attuale composizione.
La proposta di legge giustifica queste soluzioni col fatto che, se si applicasse la legislazione statale, il Comune di Cagliari avrebbe un numero di consiglieri e di assessori inferiore rispetto a Sassari, dove si è votato prima dell’entrata in vigore della nuova normativa. Si tratta tuttavia di una situazione temporanea e transitoria, che cesserà non appena Sassari andrà a nuove elezioni, restituendo a Cagliari la supremazia “violata”.
La proposta contiene altri tentativi di conservare nei Comuni sardi situazioni che la norma statale cancella. Fra queste il mantenimento del direttore generale e delle circoscrizioni comunali, ormai strumento di sussidi economici per compagni di partito o di corrente. La proposta di legge limita la soppressione delle circoscrizioni ai soli Comuni con popolazione inferiore ai 100.000 abitanti, lasciando così che sopravvivano a Cagliari e Sassari.
Infine, la proposta prevede lo scioglimento della «Autorità d’ambito», il consorzio fra gli enti locali della Sardegna per il governo delle risorse idriche, prevedendo tuttavia che il personale non sia «restituito» alle amministrazioni da cui proviene, ma sia assegnato all’amministrazione regionale, che si troverebbe quindi a inserire nei propri organici un numero imprecisato di persone, provenienti non si sa bene da dove e che, con un colpo di mano, sarebbero trasformate in dipendenti regionali.
Dunque, la Regione, con una malintesa difesa della specialità, rifiuta norme che, sia pure molto timidamente, riducono la spesa pubblica, attenuando sprechi ed utilizzi clientelari di risorse pubbliche.
Stupisce il consenso dell’Anci ed è significativo il silenzio del Consiglio delle autonomie locali che, nato come punto di confronto fra gli organi di governo della Regione ed il sistema dei poteri locali, è divenuto un organismo autoreferenziale, incapace di dare voce e rappresentare le istanze degli enti locali emarginati e dimenticati da un’amministrazione regionale centralista ed accentratrice. E non è certo con regali dal sapore clientelare che si pone riparo alla situazione sempre più difficile e spesso drammatica che vivono i Comuni e le Province della nostra Regione.
*Docente di diritto regionale già direttore generale della Presidenza della Regione