Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Il violoncello di Dindo dà anima a Schumann e al suo mondo interiore

Fonte: L'Unione Sarda
24 gennaio 2011

Consensi (e sorprese) al Lirico


In fondo era inevitabile che ci fosse qualche fastidio tra gli abbonati che venerdì si aspettavano la musica di Sostakovic e si sono ritrovati a scoprire poi, sul sito web del Teatro Lirico di Cagliari, che l'autore russo era stato sostituito con Schumann. Ma quando la mattina sul giornale, o solo la sera in sala, hanno scoperto che Carnaval di Schumann era stato ulteriormente sostituito con la Sinfonia n.2 di Schubert, senza che neanche nella homepage del Teatro se ne facesse cenno, qualcuno si è proprio seccato. Più per la mancanza di cortesia che per dissenso verso la nuova rimodulazione. D'altra parte la programmazione musicale vive tempi d'incertezza, e l'importante è andare a teatro con la migliore disposizione d'animo. Per scoprire magari che il cambio è stato favorevole. Anche perché Oleg Caetani alla guida dell'Orchestra cagliaritana costruisce un percorso interessante tra le musiche di Schubert e Schumann soffermandosi a sottolineare affinità, non sempre scontate, tra i due autori.
In primo piano c'è un periodo musicale, tra il 1815-1850, ricco di tensioni. Così nel concerto di venerdì sono le note della Sinfonia n. 2 in si bemolle maggiore D. 125 ad aprire la serata con la loro tensione emotiva, vitalità e carica geniale. Con gestualità efficace Caetani conduce l'orchestra lungo un percorso essenziale ed efficace che mette in evidenza lo spirito migliore di una delle più belle pagine sinfoniche del primo Ottocento. Un'interpretazione decisamente bella, interessante, in cui l'Orchestra di Cagliari ha mostrato tutta la sua capacità di lettura, esaltata nella pagina finale, nel crescendo impetuoso ma composto segnato da archi e timpani.
Un discorso complementare a quello approfondito poi con il Concerto in la minore per violoncello e orchestra op. 129, con in primo piano il violoncello di Enrico Dindo che dà anima al complesso mondo interiore di Schumann. Figlio d'arte e sulla scena internazionale fin da quando nel 1997 vince il primo premio al concorso Rostropovich di Parigi, Dindo ha alle spalle una tecnica robusta e un suono articolato e intonato con cui esplora le implicazioni del linguaggio romantico. L'Orchestra guidata da Caetani da parte sua si tiene sulla stessa linea, in un dialogo serrato dove emerge la ricchezza del Concerto. E Dindo, da maestro del suo strumento, si lascia andare a un campionario di virtuosismi, esaltati negli interventi incalzanti e risoluti.
La musica di Schumann ritorna anche con la Sinfonia n. 4 in re minore op. 120 dove il personale punto di vista di Caetani emerge in modo compiuto, con un fraseggio serrato che tiene viva l'attenzione. Attento a legare gli interventi delle singole sezioni, con ampi gesti riesce a tenere tutto sotto controllo, a guidare con precisione d'attacchi e indicazioni articolate. Di Schumann mette in risalto gli elementi più corposi, senza ombra alcuna di leziosità, tenendosi lontano dai luoghi comuni che usano ritagliare addosso a Schumann gli atteggiamenti di un romanticismo bamboleggiante. Il risultato è un'esecuzione di carattere a cui l'orchestra regala suoni decisi e squillanti e che Caetani veste di una fresca vena espressiva.
GRECA PIRAS

23/01/2011